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Musica, Rockstory

Linkin Park tra sociologia del rock e del tempo

Tempo di lettura: 2 minuti

Quarto capitolo della rubrica Rockstory
Sociologia del Rock

A volte ci sono delle band rock che ascoltandoli e alzando il volume delle cuffiette,  ti immergi nelle visioni cinematografiche dei video clip. Ti lasciano nell’oblio del pensiero, della riflessione, della contemplazione.

È il caso dei Linkin Park.

Non è solo una rock band “graffiante” stretta dal  “macrocosmo” della vocalità di Chester Bennington e dal sound dei suoi “future-componenti”. C’è altro. Altro diverso da noi.

I Linkin Park hanno inciso sul futuro immediato della società rispetto alle sfide che ci attendono. Una sociologia del tempo e anche della possibile riparazione. Nei loro testi, preghiere per un nuovo Mondo, mentre non ci accorgiamo di quello che l’Umanità ha recato al Pianeta. Sono le note di “I’ve done”. 

Elaborazione di sentieri della mente che impattano sul nostro agire sociale dai profondi “sotterranei dell’anima” per dirla alla Aldo Carotenuto.  “In questo addio, non c’è sangue, non c’è un alibi, perché ho disegnato un rimpianto, dalla verità, di mille bugie. Lascio che arrivi la pietà e lava via tutto. Cosa ho fatto?” . Testo implacabile rispetto all’opera nefasta del genere umano rispetto ai cambiamenti climatici.  Ma nell’inconscio dei Linkin Park si muove l’infrastruttura del superamento di un’era. 

“Epoca di cambiamenti non cambiamento di un epoca” come ci ricorda Papa Francesco. Ecco allora sorge l’energia e la forza dirompente di “New Divide” . “E finalmente ottengo cio’ che merito, allora dammi ragione per dimostrare che ho torto, per cancellare questi ricordi, lascia che le piene attraversino la distanza nei tuoi occhi, dammi una ragione per riempiere questo vuoto. Connettere lo spazio in mezzo, fa che sia abbastanza per raggiungere la verità che mente attraverso questo divario”.

Testi e arrangiamenti post hard rock  che  riportano al Nuovo Mondo che sta per “ri-sorgere”, dopo la pandemia, la guerra, la crisi energetica, cioè un’Umanità  colma di  dignità e di rispetto per le  persone contro ogni disuguaglianza sociale.


La Rubrica RockStory a cura di Antonio Derinaldis, è un’approfondimento di carattere scientifico e di lettura del nostro tempo su come testi, arrangiamenti, note musicali del rock nelle sue diverse dimensioni, hanno influenzato il costume e la società moderna, creando una vera e propria sociologia del pensiero rock. 

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