Colma un importante vuoto accademico in Italia il nuovo Corso biennale di specializzazione di 3° livello in canto lirico, promosso dalla Fondazione Accademia di Musica, che verrà inaugurato nell’anno 2024-2025. Il corso, rivolto ai cantanti già in possesso di laurea magistrale o titolo equipollente, è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Luciano Pavarotti.
Nel corpo docenti tre grandi nomi della scena internazionale del canto lirico: il tenore Marcelo Álvarez, la soprano Fiorenza Cedolins e il baritono Ambrogio Maestri, a cui si aggiunge Laura Cosso, docente di materie sceniche e capo dipartimento dell’Accademia ETS.
Laura Richaud, Direttore e Presidente della Fondazione, ci racconta la particolarità di questo corso e quali competenze è in grado di fornire agli studenti.
Che cosa contraddistingue un corso di 3° livello di canto lirico?
«Il sistema universitario italiano, allineandosi all’impostazione europea, ha previsto tre differenti livelli di istruzione. I primi due sono rispettivamente quelli del diploma di laurea triennale e del diploma di laurea magistrale. Nel terzo livello rientrano invece i corsi biennali di specializzazione e il dottorato di ricerca triennale.
Dal 2019 solo all’Accademia di Musica è stato riconosciuto il titolo di diploma di specializzazione biennale per pianoforte solistico, pianoforte nella musica contemporanea, violino, viola, violoncello, chitarra e, dal 2023, canto lirico. Il MUR, e gli organi coinvolti in tale riconoscimento, hanno infatti condiviso l’impostazione dell’Accademia: l’interpretazione musicale è un bene musicale da tutelare, per quanto immateriale, così come lo sono i beni musicali materiali universalmente noti (ambito bibliografico, organologico, iconografico, architettonico ecc.). Viene dunque attuata una congiunzione tra il più alto livello degli studi universitari (tradizionalmente vocati allo studio astratto del bene musicale) e la pratica musicale di un esecutore o di un cantante».
Nei due anni accademici che tipo di percorso affronteranno gli studenti?
«L’obiettivo della scuola di specializzazione è di fornire agli studenti una formazione personale e artistica il più completa possibile. Questo si è tradotto nell’abbandonare la figura dell’insegnante unico per proporre un’offerta di docenti di altissimo profilo, capaci ognuno di trasmettere agli allievi competenze tecniche, bagagli musicali-interpretativi ed esperienze diverse sul palcoscenico. A questi si aggiungono il lavoro con registi e colleghi preposti alla formazione scenico/attoriale, linguistica e culturale, ma anche l’incontro con le materie base del management. Questo percorso porta gli studenti a una consapevolezza, a un’autonomia e ad essere certamente più pronti per l’avvio alla carriera».
In che modo il corso permette un avvicinamento al mondo del lavoro?
«Durante la specializzazione verranno organizzate diverse audizioni con agenti, direttori artistici e direttori d’orchestra, così da favorire ulteriormente il passaggio alla professione. Nel piano di studi sono previsti due tirocini, uno per ciascuna annualità. Si tratta di importanti occasioni durante le quali gli allievi parteciperanno a spettacoli musicali, rappresentazioni e concerti organizzati ad hoc, in modo da farli entrare nel vivo della loro professione».
Quali sono le principali difficoltà che affrontano gli studenti una volta conclusi gli studi?
«La vera attività formativa del cantante lirico comincia proprio una volta terminati gli studi al Conservatorio. L’avvio della carriera non è un momento di interruzione del percorso di studio, ma anzi comporta una sua specializzazione e intensificazione. Il rischio maggiore per gli studenti di canto lirico è quello di giungere ai primi appuntamenti professionali senza essere adeguatamente pronti. Il corso di terzo livello serve proprio a connettere questi due momenti importanti nella carriera del cantante, affiancandolo e fornendogli un solido bagaglio di studio e di esperienze, indispensabile per farsi apprezzare da direttori artistici, agenti e operatori del settore».
Cosa richiede il mercato del lavoro ai giovani?
«Ci sono competenze che da sempre il mercato richiede al cantante lirico e che possono portare a ottimi risultati di carriera, anche in assenza di doti vocali fuori dal comune: in primo luogo una tecnica vocale solidissima, unita a una preparazione a tutto tondo, musicale così come attoriale e culturale. Ma ci sono anche delle qualità aggiuntive che sono molto richieste: la competenza attoriale (sempre più di taglio cinematografico) e quella linguistica, sia a livello nazionale che internazionale, giocano un ruolo decisivo.
Infine, sia ai cantanti che ai musicisti, è richiesta una grande duttilità: la capacità di affrontare le situazioni più diverse con spirito costruttivo, la versatilità nel saper reagire prontamente alle richieste di un mondo globalizzato, dove si possono incontrare i più disparati codici artistici e comportamentali».
Il riconoscimento del canto lirico a patrimonio UNESCO può essere un’occasione per dare nuova attenzione al tema della formazione?
«Il riconoscimento, da parte dell’Unesco, del canto lirico italiano come Patrimonio immateriale dell’Umanità ha confermato il fatto che l’Italia possiede un patrimonio inestimabile, invidiato e rispettato in tutto il mondo. Senza contare che, con le sue Fondazioni lirico-sinfoniche di primissimo livello internazionale, i suoi Teatri di tradizione, i suoi Festival, il nostro paese offre molte occasioni a chi vuole intraprendere la carriera di cantante lirico.
Partendo proprio da questa riflessione è nata la partnership tra la Fondazione Accademia di musica e la Fondazione Luciano Pavarotti, che ha dato vita alla specializzazione in canto lirico e che si ispira allo stesso artista: una figura che ha rappresentato il canto lirico italiano in tutto il mondo, raccogliendone e trasmettendone l’eredità alla nuova generazione».