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Teatro greco di Siracusa - Foto di Fondazione INDA - Istituto Nazionale del Dramma Antico
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Teatro

Il teatro classico e antico rivive con la Fondazione Inda

Intervista a Valeria Told, sovrintendente della Fondazione INDA – Istituzione Nazionale del Dramma Antico

Tempo di lettura: 3 minuti

L’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa ha oltre 100 anni di vita, ma la sua storia ha a che fare con il presente. La Fondazione INDA, nuova realtà associativa all’interno di AGIS, dalla sua nascita si occupa di promuovere e custodire il patrimonio del teatro classico greco e latino, producendo e rappresentando ogni anno spettacoli teatrali di testi drammatici e con la pubblicazione dei testi classici, monografie e studi specializzati sulla rivista della Fondazione.
Un patrimonio che è stato dichiarato dalla Sovrintendenza Archivistica Regionale di interesse storico nel 2013 dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

In che modo la Fondazione porta avanti queste attività lo racconta Valeria Told, sovrintendente della Fondazione INDA – Istituzione Nazionale del Dramma Antico.

L’Istituto Nazionale del Dramma Antico si occupa di promuovere e custodire il patrimonio del teatro classico greco e latino. In che modo?

«La Fondazione INDA porta avanti questo compito attraverso due strade. La prima è grazie alla ricerca scientifica. L’Istituto ogni anno organizza convegni, redige una rivista, lavoria continuamente sui testi classici e antichi che vengono tradotti in maniera tale da tenerli aggiornati anche al linguaggio che usiamo oggi giorno. L’altra strada è quella della nostra stagione teatrale al Teatro Greco di Siracusa. Un anfiteatro antico che ospita 4600 persone e che offre un’atmosfera unica».

Quanto del patrimonio drammaturgico di quell’epoca conosciamo oggi? E perché è ancora così attuale per certi aspetti?

«Parliamo di un patrimonio di circa 2500 anni in alcuni casi. Una ricchezza preziosa, di cui inevitabilmente si è perso molto negli anni. Purtroppo non c’è modo di recuperare le opere perdute. Quelli che conosciamo noi oggi sono comunque testi profondamente attuali, perché sono in grado di rispondere, o provano a dare delle risposte, alle domande che l’essere umano si pone. E sono quesiti che affascinano sempre, sia i registi che il pubblico».

Uno dei temi che sembra polarizzare in due il pubblico e la critica è quello delle regie moderne e delle regie tradizionali.

«Credo che il vero tema su cui concentrarsi sia l’attenzione al modo in cui certi testi sono stati scritti. Se pensiamo alle commedie, per esempio, ci rendiamo conto che le opere contemporanee sono molto diverse da quelle antiche, nelle modalità di scrittura.
Come INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico – vogliamo essere il più possibile fedeli ai testi originali; ciò non significa non eseguire dei tagli o ridimensionamenti per rendere lo spettacolo più comodamente godibile al pubblico. Per quanto riguarda la messa in scena, è nostro compito portare questi testi nel presente e per questo siamo sempre aperti a regie contemporanee che rispettino le vere essenze dei testi».

Il teatro antico e classico da questo punto di vista come dialoga con il contemporaneo e con i nuovi linguaggi artistici, di drammaturgia e scenografia?

«Il nostro cartellone è sempre attento a includere scenografie che sperimentano e lavorano con le nuove tecnologie. Lo spazio del teatro è molto grande e suggestivo, ma deve tenere conto anche dei limiti fisici della struttura, che è abbastanza statica e non permette una contaminazione totale sul palco. Ma possono essere degli strumenti utili anche nella fase di preparazione per gli attori e per i registi».

Centrale è anche il ruolo che svolge l’Accademia per favorire la formazione di un nuovo pubblico. Come si investe in questa dimensione?

«L’istituto investe molto nell’ambito della formazione. Nel 2024 l’Accademia professionale della Fondazione compie 40 anni. Si tratta un percorso capace di formare attrici e attori di alto livello in un indirizzo triennale, per il quale stiamo chiedendo l’equipollenza al fine di rilasciare i diplomi ai nostri studenti. Inoltre, la formazione è un’azione che portiamo avanti attraverso la scuola di teatro amatoriale, che accoglie persone di tutte le età accomunate dalla passione per il teatro.
Un ramo di attività in forte crescita e che sta raccogliendo un’attenzione sempre più alta da parte dei bambini e degli studenti che vogliono partecipare a questo progetto».

L’Istituto venne fondato a Siracusa, una città non casuale. Qual è il legame tra questo luogo e il teatro classico e antico?

«La Sicilia e Siracusa hanno un legame particolare con il teatro, è nel dna delle persone. Ha una funzione sociale molto importante ed è particolarmente sentito dalla sua comunità. È una caratteristica che difficilmente si ritrova nelle altre città europee. Anche per questo siamo molto attenti e interessati a formare i più giovani nell’ambito teatrale. È bello poter anche agire in questa relazione tra passato e contemporaneità. Questa è la vocazione dell’inda: farci dialogare il passato con il presente».

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