Mauro Carbonoli, 94 anni, con oltre mezzo secolo di carriera alle spalle è stato partecipe e protagonista del teatro nel Novecento. Prima sul palco, poi nel retroscena come organizzatore. Ora ha voluto raccogliere le sue esperienze in un libro dal titolo shakespeariano: “Anche a dispetto di Amleto”.
Nato a Milano nel 1929, è stato tra i fondatori della prima cooperativa teatrale in Italia: Teatro Insieme. Nella sua carriera ha ricoperto il ruolo di direttore del Teatro di Roma, del Piccolo di Milano, fino a giungere al Teatro Pubblico Pugliese. Dal 1998 al 2000 è stato Vicepresidente Agis.
Dai grandi protagonisti del teatro della seconda metà del Novecento, le voci di alcuni dei più importanti protagonisti delle scene italiane, da Renzo Ricci a Vittorio Gassman, da Eduardo De Filippo a Ruggero Ruggieri, fino alla politica con Sandro Pertini: Anche a dispetto di Amleto offre uno spaccato di come la società negli ultimi 50 anni ha cambiato il teatro, fino a come lo conosciamo noi oggi. Una storia, raccontata attraverso numerose fotografie, che ha conosciuto momenti più floridi, ma anche periodi di profonda crisi e di riorganizzazione.
La scena teatrale italiana del secondo Novecento ha subito numerosi cambiamenti.
L’avvento della regia, la nascita dei teatri stabili, il cooperativismo hanno coinvolto un pubblico sempre più vasto e spinto le istituzioni a riconoscere l’importanza del teatro e a organizzare il settore.
Il libro rievoca, in tono amichevole e colloquiale, i personaggi e gli avvenimenti che hanno permesso al teatro italiano di rinnovarsi e di entrare a pieno titolo nella modernità, tenendo il passo delle scene europee.
“Il teatro scorre da millenni come un fiume: la corrente attira, ti ci tuffi e mentre nuoti non hai tempo per pensare ad altro. Bisogna porsi un traguardo: cinquant’anni di professione? Qualcuno in più, poi tornare a riva. Il panorama è cambiato, ti senti un po’ disorientato, guardi il nuovo che ti passa davanti e dovresti trasmettere la tua esperienza ai giovani che stanno lottando contro le onde. I giovani non ascoltano: meglio lasciare una traccia per chi vorrà sapere come si è arrivati fin qui”.
Mauro Carbonoli