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Alice, spettacolo al Teatro Marrucino - Foto di Giuliano Vernaschi - Volavola

Agis, Agiscuola

Quando la scuola incontra il teatro, Manu Lalli: «bisogna trovare strade che rendano il lavoro un’affascinante scoperta»

Tempo di lettura: 4 minuti

Di cosa parliamo quando si dice di creare un legame più forte tra le scuole e i teatri? L’educazione all’arte e allo spettacolo deve necessariamente passare tra i banchi di scuola, ma nel farlo bisogna trovare nuovi percorsi che stimolino la curiosità dei ragazzi.

Ne è un esempio il lavoro svolto da Venti Lucenti in “Alice”, un progetto speciale voluto da AGIS e AGISCUOLA, con l’obiettivo di avvicinare bambini e adulti alla musica sinfonica. Ce lo racconta nel dettaglio Manu Lalli, regista e direttrice artistica di Venti Lucenti, che ha realizzato il progetto in collaborazione.

Come si avvicinano i più piccoli al teatro e alla musica?

Avvicinare i bambini e i ragazzi alla musica e al teatro è un lavoro diverso rispetto alla normale programmazione, sia didattica che teatrale. È un lavoro che impone competenze e regole precise, nonché una naturale empatia e forse una vocazione.  E’ un’impresa meravigliosa ma ardua sia con i ragazzi che con le istituzioni che ospitano queste iniziative.

Perché?

Sono necessari percorsi formativi di alto livello che richiedono anche impegno e fatica. La “fatica dell’arte” fa parte delle regole del gioco e i ragazzi sono disposti a sopportare la fatica se il risultato è una reale acquisizione di valore. Hanno bisogno dell’incontro con professionisti del settore, dello scambio, dell’accoglienza, della serietà. Per fare divulgazione musicale e teatrale ci vuole tempo. Non è sufficiente portare i bambini a teatro ma stabilire ‘come’ si portano a teatro. Trovare strade percorsi, strategie che rendano il lavoro con i ragazzi un’affascinante scoperta. La divulgazione non è intrattenimento ma è progettazione culturale. È parte di un processo che genera fidelizzazione, che diventa col tempo diventa abitudine.

Le scuole come hanno risposto a questa iniziativa?

Le scuole di Chieti hanno risposto con grande entusiasmo, e le insegnanti e la dirigente hanno partecipato con una bellissima energia. Ma devo riconoscere che Venti Lucenti che ormai da trent’anni si occupa di divulgazione teatrale e musicale ha sempre avuto risposte di questo tipo. Le scuole del territorio nazionale hanno fame di queste iniziative e le insegnati sono pronte a entrare in relazione con le imprese culturali con tutte le loro competenze e curiosità.

Perché c’è ancora questa distanza tra le nostre scuole e i nostri luoghi di cultura e di spettacolo?

Temo che la distanza che ancora esiste, anche se nell’ultimo periodo si va assottigliando, fra i luoghi di cultura (specificatamente il teatro) e la scuola, sia un problema in primo luogo economico (non sempre le istituzioni culturali hanno le risorse o la lungimiranza di investire su progetti di formazione), sia di un atteggiamento ancora in parte ostile riguardo il teatro e la musica realizzato con e per i ragazzi; ancora oggi assistiamo ad una parte del mondo culturale che nella teoria dice di preoccuparsi delle giovani generazioni e della creazione di nuovo pubblico e dall’altra continua a considerare i percorsi di divulgazione un prodotto residuale della programmazione. Là dove gli enti comprendano la volontà culturale e politica di queste attività, e la inseriscano come parte della programmazione di una stagione teatrale, si genera una ricaduta positiva con un beneficio diffuso non solo sui cittadini ma sulla vita dell’intero sistema culturale.

Come si è arrivati a scegliere Chieti come luogo chiave di questo progetto?

La scelta di Chieti risponde alle linee guida dell’iniziativa definite da AGIS e Venti Lucenti in sede di programmazione. L’obiettivo era proporre l’attività di divulgazione musicale in un territorio che potesse accogliere il progetto con l’intera comunità residente. Quindi doveva essere una città di piccole dimensioni, decentrata geograficamente dai grandi centri urbani, nella quale ci fossero però istituzioni culturali importanti. Nel caso di Chieti il Teatro Marrucino e l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese.

E la scelta di portare sul palco Alice com’è arrivata?

Alice è uno dei grandi classici della letteratura di tutti i tempi e a mio parere non solo per l’infanzia. Un romanzo di formazione e di crescita che racconta l’incontro con l’alterità con la diversità e con la stravaganza. E con la meraviglia. Quindi ben si prestava alla strutturazione di un progetto con i bambini.

La recita rappresenta il momento conclusivo di un percorso di formazione più lungo. Ci dica di più su com’è strutturato.

Il progetto si sviluppa in incontri a scuola realizzati da operatori professionisti che attraverso esercizi e momenti di confronto guidano i ragazzi nell’appropriazione sia del testo che della musica. La referente della formazione di Venti Lucenti Chiara Casalbuoni assieme ad attori e danzatori ha incontrato insieme a me sia i docenti che i bambini, prima in momento di racconto della storia e poi di esercitazione attoriale e di danza, fino a guidare i bambini nella messa in scena vera e propria dello spettacolo. La musica è la parte preponderante del lavoro di regia e guida tutto il periodo della formazione poiché soprattutto dall’ascolto continuativo dei brani i bambini possano sentire come ‘propri’ i suoni e i colori che poi l’orchestra eseguirà dal vivo, cosi da farli entrare nel proprio tessuto culturale, ci auguriamo, per sempre.

I social media sono alleati di chi propone spettacoli dal vivo?

I social media sono divenuti ormai parte della vita di tutti noi, e dopo un primo momento di diffidenza, tutti le istituzioni culturali ne hanno acquisito la consapevolezza. Sono strumenti preziosi, anzi indispensabili per dare visibilità ai progetti culturali. Il fatto di poter accedere dai nostri personali devices a contenuti di tipo culturale è assolutamente dirompente rispetto al passato recente. E chiaro che lo spettacolo dal vivo non potrà nell’immediato essere sostituito dai social media, poiché soprattutto nei progetti di divulgazione è necessaria la presenza, il contatto, il suono, l’odore del palcoscenico. Ma i social sono assolutamente alleati importantissimi per la conoscenza culturale. 

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