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ADDIO A STEFANO D’ORAZIO, L’ANIMA DEI POOH

Tempo di lettura: 2 minuti

Stefano D’Orazio se n’è andato in punta di piedi, senza far rumore. Per una volta ha lasciato che a usare le bacchette fossero i tanti che gli hanno voluto bene, che ne hanno sempre ammirato le doti artistiche. E quei tanti, da stamane, sui social hanno lasciato che rimbombasse dovunque il doloroso addio. 

Batterista gentiluomo, anima e flauto traverso dei Pooh dal 1971 al 2009 e poi ancora nel 2015 e 2016, in occasione della réunion per il cinquantennale della storica band italiana.

Stefano D’Orazio aveva solo 72 anni, anche se ne dimostrava meno. Ci ha lasciati all’improvviso, sconfitto dal Covid dopo una settimana di ricovero nella stessa clinica di Roma dove era nato.

A darne notizia è stato ieri con uno scarno tweet l’amico Bobo Craxi. Poi, a confermare la tragedia, i suoi “fratelli” di sempre: Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia, Riccardo Fogli. 

“Nel pomeriggio – scrive Roby Facchinetti in un post firmato anche dagli altri componenti del gruppo – dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando, poi stasera la terribile notizia. Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto una persona perbene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui”.

Nato a Roma nel 1948, Stefano D’Orazio inizia a suonare la batteria ai tempi del liceo, cambiando nel corso degli anni diversi gruppi, dai The Kings fino a Il Punto.

Poi la svolta nel 1971: l’ingresso nei Pooh a sostituire Valerio Negrini, che insieme a lui diventerà paroliere di alcuni dei più grandi successi della band. 

Da quel momento in poi sarà solo grandi successi. Tra i brani scritti da Stefano D’Orazio: Che ne fai di te, Rubiamo un’isola, Così ti vorrei, Se c’è un posto nel tuo cuore, Amore e dintorni.

La sua ultima canzone da solista risale all’album di cover “Beat ReGeneration” del 2008. Il brano è “Un ragazzo di strada”.

Nel 2009 lascia i Pooh, ma nel 2015 rientra nel gruppo per la celebrazione del cinquantennale, in occasione del quale scrive gli ultimi tre brani: Tante storie fa, Le cose che vorrei, Ancora una canzone.

Il mondo della musica, i tanti che l’hanno amato, quelli che sulle note delle sue canzoni sono diventati adulti, oggi piangono l’eterno ragazzo. 

Ce lo ricorderemo così come l’abbiamo lasciato, a picchiare sui piatti, a sorridere, a spargere nell’aria quelle note sulle quali canteremo ancora e ancora per lui. 

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