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AL TEATRO STORCHI DI MODENA, “MACBETH, LE COSE NASCOSTE”

Tempo di lettura: 3 minuti

Carmelo Rifici firma la regia di “Macbeth, le cose nascoste“, riscrittura della tragedia shakespeariana ed esito di un lungo lavoro di ricerca drammaturgica che il regista ha realizzato insieme ad Angela Dematté, sua fedele compagna di lavoro e di scrittura, e Simona Gonella, qui in veste di Dramaturg.

Un Macbeth in cui il protagonista si fa letteralmente in tre grazie a Tindaro Granata, Angelo Di Genio e Alfonso De Vreese, le cui mogli/ladies sono qui incarnate da Leda Kreider, Elena Rivoltini e Maria Pilar Pérez Aspa, mentre il giovane Alessandro Bandini impersona gli sfortunati figli della tragedia scozzese. Gli attori affondano nel magma archetipico che il Bardo fa affiorare nei personaggi delle streghe.

L’allestimento prosegue l’indagine sulla riscrittura dei classici che Rifici ha iniziato con Ifigenia, liberata, e che questa volta si avvale della consulenza di due psicoanalisti di scuola junghiana, Giuseppe Lombardi e Giuliana Vigato. Macbeth, le cose nascoste nasce da un viaggio nell’anima degli attori alla ricerca dei loro lati nascosti, in cui il regista cerca uno spazio di condivisione tra loro e gli spettatori. Dall’esplorazione del rapporto psicanalista/paziente/oggetto scaturisce una rinnovata lettura del testo shakespeariano e dell’approccio con gli attori. La singolarità del progetto sta proprio nel aver creato un’equipe di scrittura composta da regista, drammaturga, Dramaturg, uno psicoanalista e una psicoterapeuta.

«Il lavoro si è svolto grazie a una serie di incontriscrivono Carmelo Rifici e Angela Demattèdove si è tentato di sviscerare l’archetipo della strega/Ecate, figura fondamentale nel Macbeth shakespeariano. Attraverso un’ampia bibliografia e importanti discussioni si è giunti a formulare un preciso metodo che ha avuto la necessità di partire da una seduta di psicanalisi per ciascun attore. Tale seduta non intendeva occuparsi dell’attore in quanto soggetto ma, attraverso il testo letterario di Shakespeare, ha permesso all’attore, con la guida del Dott. Lombardi, di esplorare gli innumerevoli legami tra il se e l’universo simbolico del Macbeth, alla ricerca della propria strega. Durante le sedute di analisi gli attori hanno ripercorso, in bilico tra le proprie esperienze personali e le suggestioni dell’opera, tutti i temi del testo».

SINOSSI

Nobile scozzese al servizio del re Duncan, tornando vittorioso da un’importante battaglia insieme all’amico Banquo, Macbeth incontra tre streghe che gli predicono il futuro: diventerà Barone di Cawdor e re al posto di Duncan, ma i figli di Banquo regneranno dopo di lui. Informata della profezia, Lady Macbeth spinge il marito a uccidere Duncan per diventare re. Temendo poi il tradimento di Banquo, Macbeth lo fa assassinare, ma ricompare poi come fantasma per perseguitarlo. Dopo aver udito dalle streghe che non sarà mai vinto da un essere umano nato da una donna, Macbeth viene attaccato da Malcolm, figlio di Duncan, e da Macduff, cui ha ucciso la moglie e i figli. Schiacciata dal peso dei propri crimini, Lady Macbeth impazzisce e si uccide. Macduff e il figlio del re Duncan muovono l’esercito contro Macbeth, che viene ucciso da Macduff non prima di aver appreso che era nato da parto cesareo, quindi non propriamente “nato da donna”.

«Oggi l’Io è enormemente sviluppato, imbevuto di razionalità concludono Carmelo Rifici e Angela Demattèma in altre epoche storiche e in alcune culture si può dire che la psiche fosse diffusa nella natura. Credere ai fantasmi e alle streghe era possibile se non addirittura necessario all’uomo per canalizzare e interpretare le proprie pulsioni e i propri desideri. Oggi tutto ciò ci fa sorridere. Eppure nei sogni questo mondo è ancora vivo, ci racconta di istinti e ambizioni con cui non sappiamo più dialogare. Quanto vorremmo tornare ad uno stato primitivo, dove il desiderio non ha il limite della coscienza? Le streghe, come i sogni, non hanno categoria morale, sono figure/immagini di un lato oscuro che esiste, ci appartiene e che dobbiamo saper ascoltare e interpretare. Esseri dimenticati, le streghe, eppure presenti nel nostro inconscio, hanno la forma della paura e dell’invidia ma sono voglie, pulsioni, energie psichiche intimamente nostre. Né buone, né cattive. Semplicemente esistenti. Parlano un linguaggio oscuro al raziocinio umano: qualche attore saprà dialogare con loro, qualche altro sarà da esse travolto».

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