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Antonello Venditi e i 40 anni di ‘Notte prima degli esami’: «vorrei la musica popolare contemporanea nella Costituzione»

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«Vorrei che la musica entri nella nostra Costituzione, come è lo sport, come lo sono tutte le arti, il cinema, il teatro. Questo è il mio sogno». Un augurio quello fatto da Antonello Venditti alla Sala Spadolini del Ministero della Cultura, durante i festeggiamenti dei 40 anni del brano “Notte Prima degli esami” e dell’album “Cuore”.

Un’occasione che il cantautore, romano doc, ha sfruttato per sollevare un appello: quello di «riconoscere la rilevanza sociale della musica popolare e contemporanea», alla pari di tutte le altre anime dello spettacolo dal vivo, garantendone la dignità e il giusto supporto legislativo.

Una questione che non si traduce solamente in numeri e in termini di visibilità, come ha sottolineato Venditti, evidenziando il fatto che manchino degli eventi come i David di Donatello per la musica, ma che ha radici ben più profonde. Come il problema dello squilibrio territoriale, che interessa tutto il settore dello spettacolo, e da cui la musica dal vivo non è indenne.

«Perché un concerto, di grande capacità artistica, è diverso se fatto a Milano o se fatto a Reggio Calabria? Perché ancora c’è questa differenza tra nord e sud?  Quante volte abbiamo dovuto rinunciare a schermi, amplificazioni o ad altri strumenti cambiando luogo? Gli italiani devono avere il diritto di assistere allo stesso concerto, in tutti i luoghi in cui la musica deve arrivare» ha dichiarato il cantautore, concludendo: «La musica addirittura non ha un luogo suo, ma va negli stadi, nei teatri, dove capita. Consacro questa mia festa a questo ideale e sogno. Più che per tutte le canzoni che ho scritto, vorrei essere ricordato per quella che diventerà una legge».

«Pensare di inserire le arti che sono frutto del talento umano nella Costituzione, e quindi creargli un presidio costituzionale, mi è piaciuto molto», ha replicato il sottosegretario al Ministero della Cultura Gianmarco Mazzi, durante la conferenza. «Ho pensato fosse giusto dare spazio a questa proposta e sostenerla. Spesso viene sottovalutata la rilevanza sociale della musica, di conseguenza anche noi che rappresentiamo le Istituzioni dobbiamo tenerne conto e dargli quel supporto legislativo di cui ha bisogno».

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