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RAMIN BAHRAMI E LUDWIG VAN BEETHOVEN, CHI È IL PIÙ RIBELLE?

Tempo di lettura: 5 minuti

“Prima che mamma Merkel ci chiuda”. Così Ramin Bahrami esordisce al telefono per l’intervista che gli ho chiesto gentilmente di concedermi sul suo incontro con Beethoven.

Durante un concerto, l’attenzione di Sebastian, un giovane amante della musica e dell’arte, è catturata dal profilo severo del suo vicino. Nello sguardo profondo che comincia a osservarlo Sebastian riconosce un volto familiare, l’espressione inconfondibile di Ludwig van Beethoven. Inizia così un dialogo sorprendente tra il più leggendario compositore della storia e un ragazzo dei nostri tempi, due spiriti affini uniti dall’inquieta ricerca del bello.
Nella scrittura brillante di Ramin Bahrami rivive il genio rivoluzionario di Beethoven, un talento ribelle che sovverte l’armonia rigorosa di Bach e Mozart in tumultuoso impeto musicale, una vita irregolare nel nome della libertà e del coraggio di “sentire col cuore”.

NDS intervista il maestro Ramin Bahrami, nel 250esimo anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven. 

“Nel mio libro chiedo al più grande compositore di tutti i tempi che il 16 dicembre compie 250 anni gloriosi in questo sfortunatissimo 2020, se gli piace questo mondo in cui stiamo vivendo e cosa ne pensa del futuro della cultura. E gli chiedo anche in quale modo potremo uscirne, LVB chiaramente mi dice che è assolutamente insoddisfatto e che non ne può più di un mondo in cui il profitto e l’ingiustizia la fanno da padrone. E gli chiedo anche se lui è soddisfatto di questa Europa finta di banche, di spread e di profitto. Lui dice assolutamente di no, vorrebbe che l’Europa tornasse a essere quello che lui ha scritto sulle parole di Friedrich Schiller: “questa non è un’Europa dove gli esseri umani diventano fratelli, questa non è un’Europa basata sulla bellezza e sulla cultura”.


Scompone la musica di Bach e la ricompone facendola sua, anche per queste speciali caratteristiche si distingue Ramin Bahrami. Chi è Ramin Bahrami? Chi è il pianista che è considerato uno tra i più interessanti interpreti  viventi a livello internazionale?


Ramin Bahrami oggi è un uomo di 44 anni con le gioie, i dolori e gli acciacchi, con le emozioni di un uomo quatantaquattrenne. Troppo buono per questa definizione ma è soprattutto un uomo libero amante del bello, amante della verità e della giustizia che devono essere ovviamente presenti nell’arte, questo è il mio augurio.


Sebastian, il personaggio di “Nonno Bach: La musica spiegata ai bambini” (Bompiani, 2015), dopo essere “svezzato” da Bach cresce con un amico come Mozart ma decide di maturare con Beethoven. Ci racconti la crescita di Sebastian come si evolve con i tre più grandi compositori della storia?


Direi che lo sviluppo del piccolo Sebastian inizia con l’incontro con la musica e con la vita grazie agli insegnamenti di questo meraviglioso nonno, che è quasi un profeta, quasi un nonno vero che si dispiace moltissimo per questo mondo malato e appare come una luce divina nella vita di Sebastian. Lo prende per mano ma, chiaramente, c’è un tale rispetto che alcuni argomenti non li tocca. Grazie a Mozart va a giocare d’azzardo, conosce le ragazze, diventa uomo. Viene appunto svezzato da Wolfgang Amadeus Mozart, il nome è tutto un programma. Amadeus, amato da Dio. E poi diventerà un uomo completo, un filosofo della vita, un uomo dalla cui anima passeranno le sofferenze, un uomo che poi conoscerà l’ingiustizia, la tristezza, la malinconia. Ma è un uomo che impara a non abbassarsi mai e non scendere mai a compromessi con i politicanti.


“I grandi della musica non sono soggetti alle costrizioni temporali come noi comuni mortali, il genio ha permesso loro di farsi beffe della morte. Con la loro presenza, sono per noi giovani una guida per credere nelle nostre idee senza mai rinunciare a battersi per esse”. Come estendere questo concetto, che Bahrami riporta nel libro “Wolfgang Amadeus Mozart – Il genio sempre giovane” (La nave di Teseo, 2019), ai giovani che oggi ascoltano altri generi musicali che non sono classici?


Mi chiedete cosa questi grandi maestri insegnano ai giovani d’oggi. Loro, con la loro luminosa strada, con la loro luminosa eredità musicale e umana, perché non stiamo parlando solo di semplici compositori ma maestri di vita, di vita vera, quella che va vissuta fino all’ultimo respiro per i propri ideali. Loro insegnano ai giovani a credere nella bellezza e nell’affermazione degli ideali giusti. Sono più che mai vivi oggi e indicano la strada maestra.
Ogni volta che noi ascoltiamo la musica di Bach, Beethoven il leone della musica o Mozart, troviamo una possibile strada per percorrere la verità, la bellezza. Loro con le loro musiche, come anche gli altri artisti, poeti, filosofi, ci insegnano quella che dovrebbe essere una vita per la quale vale la pena vivere


Leggendo un brano dal tuo “Ludwig van Beethoven. Il ribelle” (La nave di Teseo, 2020).
“La musica riesce a descrivere ciò che le parole e i fatti non sarebbero in grado di descrivere nemmeno in cent’anni, poiché essa non si mescola con la meschinità e l’opportunismo con cui il mondo va avanti da secoli. Un violino è imprescindibile nelle mie sinfonie come un timpano, come un fagotto, come una viola. Tutti questi strumenti rendono possibile la struttura di una partitura, arricchita con le svariate caratteristiche rubate alla natura umana, a cominciare dal ghigno, da un passo di andamento goffo e buffo, da una risata sibillina oppure canzonatoria e così via. Solo così posso ottenere un insieme armonico, pacifico, che dialoga con gli altri e con se stesso”. Le parole di Beethoven alla tua considerazione su “Come sarebbe bello se il nostro mondo fosse come il Secondo tempo della tua sinfonia Pastorale”, appaiono intramontabili, la purezza che riscontriamo nelle musica non siamo però in grado di tradurla in parole, vuoi aiutarci? 


Non mi resta altro che citare la più bella definizione della musica dello stesso Beethoven: “la musica è la filosofia più alta dell’uomo, è più alta di qualsiasi dipinto, di qualsiasi dottrina. E’ il linguaggio del divino, se il Padre Eterno volesse esprimersi attraverso le note, non avrebbe alcun problema perché ci sarebbero i suoi discepoli, i suoi ambasciatori che sono i più grandi compositori. Non solo metterei tutte le sinfonie di Beethoven che sfociano nell’Inno della fratellanza della Nona sinfonia ma metterei anche la cappella Sistina della musica che è la Messa in si minore di Johann Sebastian Bach.


Nel tuo libro parli con Ludwig van Beethoven, cosa gli chiedi? Ma soprattutto cosa risponde? 


Avrei voluto sempre chiedere al maestro, al più grande maestro di tutti i tempi, è veramente il destino che bussa l’incipit della quinta sinfonia? Chissà cosa avrebbe risposto uno scorbutico come lui che non faceva le cose dando alle musiche un titolo, come siamo abituati noi, per vendere meglio i nostri cd e le nostre interpretazioni o i nostri libri. Lui era un uomo della verità Probabilmente mi avrebbe dato un ceffone e avrebbe detto “no caro, sono quattro note, le più belle, le più logiche di tutta la storia della musica.
La quinta sinfonia è l’inno dell’eroe romantico, l’eroe che vince contro tutte le avversità terminando nella luce piena, quasi quella che si vede in Sud America, che lui avrebbe amato molto se avesse potuto metterci piede.

Ramin Bahrami e Ludwig van Beethoven, chi è il più ribelle?

Senza alcuna esitazione è più ribelle, anticonvenzionale e moderno Ludwig van Beethoven. Noi siamo poveri e modesti esecutori del verbo ma il verbo è dei giganti come Bach e Beethoven il leone. Mozart è l’angelo che va a divertirsi.

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Scritto da

Green Event Manager. Direttore editoriale e coordinatore delle attività di redazione della testata “Notizie di Spettacolo” nel 2022. Dal 2014 coordina le attività di Italiafestival, l'associazione dei festival italiani. Ha scritto per diverse testate giornalistiche di attualità, sport e cultura.

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