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Danza, commissione Cultura alla Camera: riconoscere la stessa dignità di arte al pari dell’opera lirica

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È necessario riconoscere alla danza la stessa dignità di arte e di patrimonio culturale che si riconosce all’opera lirica: ai fini del riparto Fus il punteggio del balletto deve essere equiparato a quello dell’opera lirica”. È esplicita la richiesta dei deputati (M5S) OrricoAmato e Cherchi espressa in una risoluzione presentata in commissione Cultura della Camera con la quale si chiede al Governo di intervenire con urgenza per il pieno riconoscimento dell’arte coreutica alla pari delle altre anime dello spettacolo.

Occorre poi cambiare il nome delle Fls in «fondazioni lirico-sinfoniche e coreutiche» –spiegano i tre deputati – affinché la danza sia riconosciuta come parte integrante della loro identità, ed è necessario, ovviamente stanziare risorse per la ricostituzione dei corpi di ballo”.

La situazione della danza e della sua formazione in Italia è un tema centrale che sta venendo affrontato in maniera sistematica da parte del settore dello spettacolo, soprattutto nelle ultime settimane.

Già nel mese scorso, presso la Sala Spadolini del Ministero della Cultura, si era tenuto l’incontro “La Formazione della danza: quale futuro?”, promosso da AIDAF, dove si era affrontato il tema di promuovere un’urgente riforma del settore per regolamentare l’insegnamento della danza tramite la definizione di percorsi formativi e professionalizzanti, oltre che il riordino degli standard delle scuole private di danza.

L’attività di balletto – si legge nella risoluzione a firma M5S – è stata essenzialmente esternalizzata ad agenzie e compagnie private esterne, italiane ed estere, e nelle opere liriche sono stati assunti danzatori con contratti di tipo autonomo/occasionale o, a partita Iva, dunque con modalità e tipologie contrattuali difformi da quanto normato dal contratto collettivo nazionale del lavoro. L’esternalizzazione è una violazione del contratto collettivo nazionale del lavoro, che, invece, prevede che i danzatori siano assunti con contratti di tipo subordinato, a tempo indeterminato tramite concorsi pubblici e a tempo determinato tramite audizioni pubbliche”.

Ad oggi, le Fondazioni lirico-sinfoniche sono 14 a seguito della legge 310/2003, ma solo quattro prevedono ancora un corpo di ballo nella dotazione organica: la Scala di Milano, l’Opera di Roma, il San Carlo di Napoli e il Massimo di Palermo.

Lo scioglimento dei corpi di ballo delle Fls sarebbe invece – secondo Eleonora Abbagnato, direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma e presidente del Consiglio Superiore dello Spettacolo – una conseguenza della trasformazione degli enti lirici in fondazioni, che ha comportato da un lato l’ingresso degli investitori privati negli organi decisionali, e dall’altro una riduzione del contributo finanziario pubblico”.

Questo scioglimento provocherebbe un danno sia alle stesse Fls, secondo l’Abbagnato, perché costrette ad acquistare gli spettacoli coreutici da compagnie di balletto esterne, sia all’intero settore dello spettacolo e in primis ai giovani, che non trovano in Italia delle possibilità concrete di investire in questo settore.

A parte questo, c’è da considerare – ha osservato Abbagnato – quanto sia impensabile che musica e opera lirica siano ritenute arti meritevoli di essere sovvenzionate e il balletto, invece, un’arte secondaria e sacrificabile”.

Dal 2016 a oggi – ha calcolato Danza error system (Des) – sono almeno 289 le produzioni esternalizzate nelle Fls senza corpo di ballo: tra 1.000 e 1.500 spettacoli esternalizzati per l’aspetto danza, mentre per le opere con balletto ci si affida a danzatrici e danzatori assunti con modalità e tipologie difformi da quelle previste dal Contratto collettivo nazionale di lavoro, se non addirittura inquadrati come mimi anziché come ballerini.

Sulla linea di Abbagnato e di Des si posiziona anche Roberto Bolle, “il quale ha rimarcato che la situazione della danza in Italia è sempre più difficile: i corpi di ballo sono stati sciolti e non è prevista quasi alcuna protezione per la categoria dei ballerini, che devono quindi lasciare l’Italia per poter svolgere serenamente e dignitosamente la propria professione”.

Per queste ragioni, i deputati M5S chiedono inoltre al Governo di “valutare quali siano attualmente le aree geografiche maggiormente penalizzate sotto il profilo delle opportunità offerte alla fruizione da parte del pubblico e intervenire per colmare questo divario” e di “adottare iniziative volte a determinare una nuova suddivisione del Fus, assicurando un tetto massimo ai fondi assegnabili per ogni tipologia di spettacolo prodotto, in modo che questo nuovo meccanismo incentivi le fondazioni a offrire stagioni più equilibrate secondo le tre diverse tipologie di spettacolo, ponendo un limite allo sbilanciamento dei punteggi in favore della produzione lirica”.

Con la risoluzione si impegna poi il Governo anche “a prevedere una revisione dei punteggi assegnati alle produzioni coreutiche ai fini del riparto delle risorse del Fus, sempre al fine di riequilibrarli rispetto a quelli previsti per gli altri ambiti; a sostenere un meccanismo premiale per quelle fondazioni che hanno un proprio corpo di ballo stabile, con la condizione imprescindibile del rispetto della contrattazione collettiva nazionale del lavoro e del limite all’utilizzo dei contratti a tempo determinato; a garantire nuove modalità e tempistiche di assegnazione, comunicazione ed erogazione del Fus, prediligendo il versamento dei contributi nello stesso anno in cui viene svolta la programmazione; ad assicurarsi che la modalità di apertura dei corpi di ballo avvenga secondo uno studio di fattibilità di durata triennale; ad organizzare un sistema di certificazione della qualità degli insegnanti, delle scuole e accademie di danza private, così come delle associazioni sportive dilettantistiche, affinché le allieve e gli allievi possano approcciare lo studio della danza in modo sicuro e secondo uno standard riconosciuto a livello nazionale che tuteli la salute delle future danzatrici e dei futuri danzatori, garantisca una formazione tale da consentire loro di proseguire gli studi e la carriera nella danza uguale su tutto il territorio nazionale; ad adottare iniziative di competenza volte a rafforzare e incrementare il numero degli istituti pubblici in grado di formare i professionisti del futuro nel campo della danza, valutando di istituire delle sedi ulteriori dell’Accademia nazionale di danza nelle altre aree geografiche del Paese, in particolare nel Mezzogiorno; a valutare l’opportunità di attivarsi affinché le fondazioni liriche sinfoniche siano rinominate ‘Fondazioni lirico-sinfoniche-coreutiche’, a dimostrare la centralità e la pari rilevanza da assegnare a tutti e tre gli ambiti artistici; ad adottare al più presto i decreti legislativi di attuazione della legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo”.

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