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Danza, in Italia manca una regolamentazione sulla formazione degli insegnanti

Tempo di lettura: 3 minuti

Il tema della formazione dei professionisti nel mondo dello spettacolo è un elemento cruciale per lo sviluppo e il benessere dell’intero comparto artistico.

Promuovere l’istituzione di un sistema integrato e funzionale per la formazione degli insegnanti di danza è una delle missioni di AIDAF – Associazione Italiana Danza Attività di Formazione.

La situazione della formazione della danza privata in Italia si presenta ancora in attesa dell’attuazione di una normativa equiparabile a quella dei principali Stati europei, che disciplinino l’insegnamento della danza in ambito privato.

Il ruolo dell’insegnante di danza in Italia, a differenza dei principali Stati europei, non gode né di un iter, né di un riconoscimento chiaro e ben definito per quanto riguarda le competenze e il percorso formativo richiesto agli insegnanti.

Ciò ha fatto sì che in Italia chiunque voglia insegnare può farlo – ha spiegato Amalia Salzano, presidente dell’AIDAF – con serie conseguenze per la tutela della salute fisica e psichica dei giovani allievi. Inoltre, l’assenza di regolamentazione per la formazione dei ‘formatori’ sta portando, negli anni, ad una inferiore qualità̀ dei danzatori formati. Danzatori che sono sempre stati invece un fiore all’occhiello per la nostra nazione“.

Adottare una regolamentazione più chiara e completa, non solo del settore della danza, ma di tutto il mondo dello spettacolo, renderebbe l’intero comparto più organico e strutturale.

Un obiettivo richiamato adeguatamente nell’art.1 della legge n.175 del 22 novembre 2017, ripresa dalla legge n. 106 del 15 luglio 2022, che: “riconosce il valore formativo ed educativo  dello  spettacolo, anche per  favorire  l’integrazione e per contrastare il  disagio sociale, e il valore delle professioni artistiche e la loro specificità, assicurando altresì la tutela dei lavoratori del settore”.

Il quadro normativo delineato da queste norme stabilisce, quindi, solamente una serie di principi e di linee guida verso una riforma più organica e strutturata del settore dello spettacolo dal vivo, nonché la creazione di un unico testo normativo denominato «codice dello spettacolo», che miri a conferire al settore un’organizzazione più efficace e funzionale, al fine di promuovere la qualità del nostro patrimonio artistico e culturale.

La legge n. 175/2017 prevede che con i decreti attuativi in materia di spettacolo si vadano a regolare questi aspetti, tra cui anche la disciplina della figura dell’insegnante di danza, che fino ad oggi non ha mai avuto regolamentazione apposita.

Quello che manca – spiega AIDAF – è una disciplina normativa che regoli in dettaglio i requisiti che debbano avere gli insegnanti delle scuole di danza private, che ad oggi non necessitano di uno specifico percorso professionale o di studio per praticare l’insegnamento della disciplina artistica”.

L’unico titolo, fino a poco tempo fa, riconosciuto dallo Stato per insegnare danza è quello rilasciato dall’Accademia Nazionale di Danza, istituita nel 1948, e che con la legge 508/99 (“Riforma delle Accademie di belle arti, dell’Accademia nazionale di danza, dell’Accademia nazionale di arte drammatica, degli Istituti superiori per le industrie artistiche, dei Conservatori di musica e degli Istituti musicali pareggiati”) è entrata a pieno diritto nell’ambito dell’alta cultura, divenendo Istituto di Alta Formazione Artistica di livello universitario.

Con il titolo dell’Accademia, precisamente il Diploma di I e II livello in Didattica delle Discipline coreutiche per la Danza Classica e la Danza Contemporanea, si può insegnare nella scuola pubblica (Licei Coreutici).

All’AND  si è affiancata recentemente l’Accademia del Teatro alla Scala, che ha ottenuto, al momento,  il riconoscimento AFAM per il solo Diploma di I livello in danza classica ad indirizzo tecnico-didattico. 

Questo riconoscimento non impedisce comunque a chiunque voglia insegnare danza di poterlo fare senza nessun requisito necessario, sulla base del fatto che “l’arte è libera e libero ne è l’insegnamento”, come recita l’art. 33 della Costituzione Italiana.

Ciò comporta che nessun altro percorso professionalizzante è sostenuto e riconosciuto dallo Stato per la formazione degli insegnanti di danza per la tecnica accademica e la danza contemporanea.

Le scuole di danza private in Italia rappresentano un comparto importante dello spettacolo dal vivo (circa 30.000 scuole con 3 milioni di allievi) e costituiscono la base fondamentale del sistema danza, in quanto la formazione dei danzatori è affidata quasi totalmente a loro.

Non solo. La loro valenza educativa e culturale è indiscutibile, poiché contribuiscono, in maniera sostanziale, alla promozione, allo sviluppo e alla diffusione della cultura nel nostro Paese, svolgendo un’attività di primaria importanza a livello sociale e aggregativo per i giovani e formando il pubblico di domani.

La soluzione indicata e sostenuta da AIDAF è quella di promuovere un’urgente riforma del settore attraverso l’attuazione della legge n. 175/2017, e specificatamente del principio sancito dall’art. 2, co. 4, lett. g) n. 2): “introduzione di una normativa relativa all’istituzione delle scuole di danza e al controllo e vigilanza sulle medesime nonché́’, al fine di regolamentare e garantire le professionalità̀ specifiche nell’insegnamento della danza in questi contesti, individuazione di criteri e requisiti finalizzati all’abilitazione di tale insegnamento tramite la definizione di percorsi formativi e professionalizzanti certificati e validi su tutto il territorio nazionale”.

Articolo inserito nella Legge n. 175/2017 grazie al lavoro di AIDAF, la cui attuazione rappresenta una conquista dopo quasi 50 anni di “vacatio normativa”.

Un passaggio fondamentale per il riconoscimento della dignità professionale alla figura dell’insegnante di danza, con tutte le tutele connesse ad una professione e, contemporaneamente, per la tutela dei lavoratori dello spettacolo, garantendone la salvaguardia fisica e psichica.

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