Dopo quasi cinque mesi di sciopero, la WGA (Writers Guild of America, sindacato che riunisce migliaia di sceneggiatori statunitensi) e gli studi di Hollywood (rappresentati dall’Amptp – Alliance of Motion Picture and Television Producers) hanno quasi raggiunto un accordo. Resta invece in sciopero lo Screen Actors Guild, il sindacato degli attori, con il quale gli studios dovranno riaprire il tavolo della contrattazione saltato a metà luglio.
La buona notizia è che, dopo 146 giorni di tensioni, le due parti hanno raggiunto un’intesa sul tema delle percentuali dei diritti d’autore per tutte le opere e prodotti destinati alla fruizione sulle diverse piattaforme di streaming online e su una regolamentazione più chiara riguardo l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle diverse fasi di scrittura e di produzione di film e serie tv.
Un accordo che potrebbe facilitare anche un’intesa con lo Screen Actors Guild, sindacato che rappresenta gli attori, i quali temono che l’IA possa rendere la loro presenza sul set sempre meno necessaria con il passare del tempo e l’evoluzione della tecnologia.
Gli effetti dello sciopero e la situazione in Italia
Negli ultimi mesi anche alcune associazioni e sindacati italiani dei lavoratori del cinema hanno preso parte allo sciopero. A luglio, la WGI (Writers Guild Italia) insieme ad altre cinque associazioni – ossia Artisti 7607, Air3 (Associazione Italiana Registi), Anad (Associazione Nazionale Attori Doppiatori), Unita (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) e 100 Autori – avevano espresso in una lettera aperta la loro preoccupazione riguardo ai temi sollevati dai colleghi americani sul tema dei compensi e dell’uso dell’IA nel settore.
Gli effetti dello sciopero erano arrivati già in Italia a luglio e ad agosto, in occasione di due degli eventi cinematografici italiani più importanti dell’anno: i Giffoni Film Festival e la Mostra del Cinema di Venezia. In entrambe le occasioni molti attori e registi internazionali avevano aderito alla protesta, decidendo di non partecipare alle due manifestazioni.
Sulla nuova intesa raggiunta dalla WGA con l’Amptp si è espressa Paola Randi, vice presidente dell’Associazione 100 autori. “Abbiamo capito che bisogna regolamentare il settore con un contratto collettivo da fare con i produttori” ha affermato la Randi, riportato dal quotidiano Repubblica. “Spesso oggi ci sono situazioni fuori controllo; esistono produzioni virtuose, ma anche situazioni in cui soprattutto i giovani vengono sfruttati” ha poi continuato la vice presidente di 100 autori.
Anche il presidente della WGI (Writers Guild Italia) Giorgio Glaviano ha evidenziato come anche nel nostro Paese manchino delle tutele adeguate per i lavoratori del settore cinematografico, soprattutto in relazione al contesto americano ed europeo.
Molti professionisti, spiega Glaviano, hanno bisogno di affiancare altri lavori a quello dello sceneggiatore (tanti sono anche insegnanti), perché non arrivano ad avere uno stipendio adeguato e garantito.
“Siamo legati alle altre guild europee nella Federazione degli sceneggiatori europei, ci scambiamo informazioni e capiamo come si muovono i vari sistemi, per non andare a macchia di leopardo” spiega il presidente della WGI su Repubblica, aggiungendo: “rispetto agli USA, in Italia abbiamo un sistema di contrattualizzazione fatta per step progressivi. In America invece hanno una certezza di guadagno minimo garantito per il loro lavoro. Noi abbiamo bisogno di un contratto collettivo per mettere in atto una serie di iniziative e manifestazioni”.
Alla base della protesta
La manifestazione guidata dalla Writers Guild of America era cominciata lo scorso 2 maggio al grido “Writers Guild on strike!”, “No pages without fair wages”. Migliaia gli sceneggiatori televisivi e cinematografici americani che in primavera erano scesi per le strade della capitale cinematografica americana per chiedere maggiori diritti e tutele per il loro lavoro. Sceneggiatori e autori, ma anche attori e registi, si sono mossi unitariamente per chiedere compensi maggiori e una retribuzione che fosse adeguata e garantita, soprattutto in relazione all’uso delle diverse piattaforme di streaming nel web. A questo si è aggiunta anche la preoccupazione da parte dei lavoratori del settore a causa dell’utilizzo sempre più frequente dell’intelligenza artificiale nelle diverse fasi di scrittura e di produzione di film, show e serie tv.