Il titolo rimanda al noto film di Mario Monicelli, scritto con Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, binomio meglio conosciuto come Age & Scarpelli, che inventarono una nuova lingua, tra il latino maccheronico, il volgare medievale e il dialetto. La sceneggiatura viene ripresa dalla pièce, che non è però la messa in scena dell’opera cinematografica, ma un omaggio all’eccezionalità della lingua “aulica-burina”, evocando il rocambolesco viaggio del manipolo di eroi condotti dal nobile cavaliere Brancaleone da Norcia, verso un “Altrove”.
L’intento non è dunque portare sul palcoscenico le avventure dell’armata alla ricerca di Aurocastro, ma provare a dare vita a una innovativa visione del testo, una partitura scenica che immagina le parole oltre le parole. Continua quindi l’esplorazione di Roberto Latini nel linguaggio, scavando fra senso e suono: dopo grandi autori fra cui Pirandello, Goldoni e il recente Cantico dei Cantici: “non si tratta di una riscrittura – afferma Latini – ma di un nuovo modo di ridire il testo, di ridarlo, di riderlo, in una nuova condizione scenica”.
Protagonista un nutrito cast di attori affezionati al regista e con i quali ha già collaborato in passato: Elena Bucci, Ciro Masella, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Marco Sgrosso, Marco Vergani, ai quali si aggiunge Claudia Marsicano, Premio Ubu 2017 come Miglior attore o performer under 35, a comporre, insieme allo stesso Latini, una compagnia di rabdomanti che scovano altezze dalla strada, dagli stracci e dalla polvere per avere uno “spettatore ideale”.
Con la musica e i suoni di Gianluca Misiti, le luci di Max Mugnai e la scena di Luca Baldini, questa Armata Brancaleone diventa un’allegoria dei teatranti/eroi-cavalieri e del teatro contemporaneo/Aurocastro, altrove magico cui propendere. Una dimensione senza tempo, sospesa tra il passato, il presente e il futuro, in cui però non mancano le somiglianze con l’epoca che viviamo.