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Massimo Troisi - Il viaggio di Capitan Fracassa - Fonte dell'immagine: Archivio Appetito, da: Comune Napoli

Cinema

70 anni di Massimo Troisi. A Berlino Mario Martone lo ricorda in un documentario

Tempo di lettura: 2 minuti

Massimo Troisi compie 70 anni. Un gigante del cinema italiano, capace di leggere e di raccontare la storia di un paese e di una società in evoluzione con uno stile unico e intramontabile. Un uomo capace di guardare al presente e anche al futuro, e che oggi il regista Mario Martone ha voluto omaggiare con il documentario “Laggiù qualcuno mi ama”, presentato in questi giorni al Festival del Cinema di Berlino

Nato il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano, comune vesuviano alle porte di Napoli, Massimo Troisi si appassiona all’arte fin da giovanissimo, ma una per forte timidezza teme di non essere capace di salire sul palcoscenico. 

L’occasione si presenta quando a quindici anni, per sostituire un attore che non si è presentato, esordisce nel teatro parrocchiale della Chiesa di Sant’Anna. Travolto dall’atmosfera del palcoscenico, inizia a scrivere piccoli atti unici e conosce altri giovani attori suoi coetanei coi quali intraprende diversi progetti teatrali.

Negli anni ‘70 forma insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro La Smorfia, un trio cabarettistico tra i più celebri esponenti della nuova comicità napoletana. Dagli anni ‘80 fino alla sua morte, Troisi si dedica al cinema, confezionando per il grande schermo tredici film da Ricomincio da tre, passando per Non ci resta che piangere insieme all’amico Roberto Benigni, poi le collaborazioni con Ettore Scola fino a Il postino. Quasi sempre un successo di critica.

Lo stile di Troisi è inconfondibile: parlata napoletana, linguaggio afasico, ritmi sincopati, mimica, pause, incertezze, gesticolii, bofonchi.

I temi che tratta sono le sue debolezze, indecisioni, contraddizioni, il rapporto di odio e amore con Napoli, di cui detesta le mentalità anacronistiche dei suoi abitanti tanto quanto i pregiudizi verso i napoletani e le loro tradizioni e valori. Le relazioni amorose, dove le donne hanno preso coscienza della parità tra i sessi e per questo scompigliano le idee di un uomo ancora tradizionalista che non sa bene come comportarsi.

Troisi risulta quindi una vittima dei tempi moderni, megafono dei dubbi e delle incertezze delle nuove generazioni e per questo sempre attuale. In una parola: umano.

Eppure, in questa cruda introspezione che ritrae un debole ma buono antieroe, c’è ampio spazio per la risata: non fragorosa ma tragicomica e intelligente. Una risata spezzata il 4 giugno 1994, quando Troisi muore a soli 41 anni per un attacco cardiaco a seguito della febbre reumatica che ha fin da piccolo.

Nino D’Angelo afferma che “In tutti i napoletani c’è una parte di lui” e forse si contiene, poiché in tutti gli italiani che lo hanno visto almeno una volta al cinema c’è una parte di Massimo Troisi.

Scritto da

Pisano di nascita e romano d'adozione. Da diversi anni ho sviluppato una grande passione per i film, il cinema e tutto ciò che si lega a esso, dalle origini con Méliès, all'Espressionismo tedesco, fino alla contemporaneità.

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