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PARIDE LEPORACE CI PRESENTA SANREMO IN PILLOLE, PAGELLE E CATTIVI PENSIERI. (PRIMA SERATA)

Tempo di lettura: 3 minuti

AUDIENCE. Attenti al dato taroccato. Gli oltre 11 milioni sono quelli della prima parte. Poi l’ascolto è caduto a oltre 4. La media è 8.363.000 .

Più bassa dell’anno passato, 10 milioni e 52 di share, in questa prima serata a sopra il 46. Troppo lunga la serata senza pubblico ha fatto buoni numeri ma non eccezionali nonostante la clausura forzata che l’anno scorso non c’era.

MATILDA DE ANGELIS. La trionfatrice della serata. Grande professionista. Abbiamo una show girl di gran classe dotata di humor, talento e cognizione di ruolo. Rende oro anche la banalità del pezzo sul bacio. Il maschilismo Rai continua ad avere timidezza sulle conduttrici che vengono relegate a spalla. Alla De Angelis 9. Dirigenti Rai non classificati.

FIORELLO. Resta un mattatore. Il migliore su piazza. Mostra il suo invecchiamento fisico (scelta o distrazione?) ma spacca fin dalla prima apparizione con mise all’ Achille Lauro. Senza pubblico è dura ma si gioca il gettone delle poltrone vuote adoperando il tormentone “su i braccioli” e adoperando il didietro. Canta, balla, diverte. 8. Può migliorare.

AUTORI. Troppe banalità. L’inutile quadro delle telefonate vip. Stitico il dialogo sull’alluce. Poca pandemia, poco Draghi, Zaki per i diritti civili, poche emozioni per il paese reale. Si ride a denti stretti. Voto 5. Da gente come Paolo Biamonte aspettavamo di più.

AMADEUS. Resta un grande professionista. Un conduttore che si mette da parte a favore di chi deve occupare la scena. Sembra uno che passa per caso e mantiene la lunga scena. 7 e mezzo legittimo e dichiarato.

LOREDANA BERTE’. Nonostante il playback sbagliato che ha inorridito i puristi un animale da palcoscenico che sfoggia a 70 anni grinta e carisma.

Incoronata dalla gran parte dei social. Merita 9 con un filo di tifoseria partigiana. La sua luna continua a bussare alle nostre anime.

ACHILLE LAURO. Un perfomer di enorme qualità. Non è la versione modernizzata di Renato Zero ma un cocktail originale che sa mescolare ogni volta il meglio della trasgressione d’antan trasformandola in mainstream attuale. Voto 8. Continuerà a stupirci.

DIODATO. Un uomo chiamato falsetto. Citazione da Mattioli della Stampa. Voto 7 per filologia narrativa e presenza scenica crepuscolare.

IBRA. A Sanremo ci vuole qualcuno che sia estraneo alla kermesse. Non è il Dulbecco di Fazio ma l’operazione è riuscita. Altezza, look, ghigno, ruolo cattivo e sottofondo zigano hanno funzionato. Se lo mettevano a cantare con Goran Bregovic sarebbe stato un trionfo. Merita 8

INFERMIERA. Alessia Bonari, dal dramma del Covid alle luci della ribalta. Bella, brava, regge un palco che fa tremare le gambe a Fedez abituato a cantare a San Siro. Voto 9 anche per quello che rappresenta. Zero agli odiatori di tastiera che l’hanno aggredita come privilegiata.

LA GARA. Moriremo democristiani. La giuria premia la minestrina riscaldata delle belle voci senza pathos. Da Annalisa ad Arisa per i primi 6 è un 6 stentato senza brividi. Pregevoli i Maneskine per testo e performance che meritano 8. Mondo indie danneggiato per lontananza critica dei giurati. Colapesce e Di Martino da 9 per orecchiabilità, look e ironia di ruolo. Max Gazzè 8 per situazionismo e messa in scena. A Coma_Cose stesso voto per l’innovazione. La coda è da 4, 5 ai giurati per incompetenza manifesta.

AIELLO. Voto a parte per appartenenza campanilistica. E’ di Cosenza, la mia citta. Il papà sosteneva “Quelli del vecchio mulino” gloria pop anni Settanta. L’ha giocata come i Lupi del calcio che poche ore prima hanno perso a Brescia la sfida salvezza. Look sbagliato, non ha retto l’emozione, ha urlato più che cantare. Un bel testo buttato al vento. Non classificato dalla mia pagella e ultimo nella classifica ufficiale. Deve cambiare allenatore come il Cosenza calcio.

REGIA. Altalenante. Non era facile senza pubblico. Ottima con i Maneskine, si perdeva nei duetti. Ha valorizzato la scenografia di palco. Spesso ha perso dettagli importanti. Voto 6 per buona volontà e difficoltà oggettiva.

CARRELLO. Per motivi sanitari una bella intuizione il trasporto dei fiori. Voto 10 perché Sanremo è Sanremo. Che aspettiamo ad offrirli anche ai signori uomini? Su, più coraggio.

SPOT. Stupendi quelli di Netflix (10 convinto) che schiantano quelli di Raiplay da 5. Meritato 8 allo spot della Liguria che sa fare ironia sulla noia del Festival. 9 ai napoletani di Re Borbone. Meritano l’Ariston.

ORCHESTRA. Bravi, con la mascherina per ore, utili al racconto e alla scenografia. Voto 10. Non classificata quella della Polizia ma non è colpa loro. Esibizione di tango a tarda ora senza neanche dei ballerini. Sembrava la Festa della polizia con il ministro che assegna le onorificenze.

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