Sono state tante le novità rivelate nella presentazione della prossima stagione 2023/2024 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Tra queste spicca l’istituzione di “Banda Cecilia”, una nuova iniziativa rivolta ad amatori e appassionati di ogni età. Un organico nuovo, diretto dal maestro Marco Tiso, che porta vanti l’impegno culturale e sociale di rendere la musica uno strumento di dialogo aperto e orizzontale, per chi suona e per chi ascolta, oltre che un riferimento importante per l’intera comunità.
Ce ne parla Michele dall’Ongaro, presidente-sovrintendente della Fondazione di Santa Cecilia.
“Non è propriamente la fondazione di una Banda ma la creazione di un corso per musicisti di banda, uno strumento cioè per reimpossessarsi delle tecniche e delle convenzioni musicali ma anche sociali alla base di un complesso che, per tradizione, diffusione e storia non ha eguali nel tessuto e nel territorio del nostro paese”.
Cosa distingue il complesso bandistico dall’Orchestra per come la conosciamo?
La banda è probabilmente l’unico complesso che accoglie sia elementi di generazioni anche molto distanti (tipico nei paesi vedere un ragazzino che suona il tamburo accanto al nonno che suona la tromba, per dire) sia elementi con competenze assai variegate (dal flautista esperto al sassofonista alle prime armi). Eppure, tutte queste figure, nella banda, trovano esattamente e immancabilmente il loro posto, con pari dignità e necessità di funzione. Insomma: la banda non esclude nessuno.
Quale ruolo hanno avuto e hanno ancora oggi le bande in Italia?
Le bande in Italia hanno tradizionalmente (o avevano ma esistono sacche di resistenza) la funzione di divulgare il repertorio musicale, principalmente quello a loro dedicato (marce, inni) ma anche pagine d’opera, musica sinfonica trascritta, canti popolari oltre che di dare vita a un repertorio nuovo fatto di jazz, contaminazioni, interazione con repertori diversi ad esempio: quanto Morricone fanno oggi le bande…A tutto ciò si somma una grande senso di appartenenza, un orgoglio identitario che a volte sfiora il fanatismo che cementa indelebilmente il senso di appartenenza sia intorno alla comunità che alla musica. Il tutto strutturalmente legato alla funzione sociale della banda che per sua definizione è uno strumento per la popolazione, senza limiti, senza biglietti da pagare, senza auditori da costruire, da occupare, da pagare ma offrendo gratuitamente musica per tutti, a tutti.
L’impegno di Santa Cecilia si muove in questa direzione?
L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha una gloriosa storia di rapporti con il mondo delle bande come testimonia anche il celebre Corso di perfezionamento in “Direzione, Strumentazione e Composizione per Banda”, che ha istituito negli anni 90 e dove si sono formati i migliori musicisti dediti a questa fondamentale pratica musicale. Tutto ciò, per essere realizzato seriamente, deve essere costruito e sviluppato con estrema competenza e disciplina. Per questo l’Accademia ha chiamato a svolgere il difficile incarico un Maestro espertissimo in questo senso, che ha formato centinaia di musicisti e aiutato importanti complessi bandistici a crescere e svilupparsi come il Maestro Marco Tiso che dal prossimo settembre vaglierà le domande di ammissione e inizierà a configurare il repertorio e il percorso didattico più idoneo che parta dalle persone, dai protagonisti e non da uno schema astratto, da un protocollo rigido.