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Immagini di proprietà riservata del Festival Pianistico Internazionale di Bergamo e Brescia - Il maestro Pier Carlo Orizio

Capitale italiana della cultura, Festival

Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo 2023, il valore culturale dell’Anti Avanguardia

Tempo di lettura: 3 minuti

Innovazione, contemporaneità e rovesciamento delle prospettive classiche. In altre parole, l’Avanguardia; anzi, l’Anti-Avanguardia. Questo il tema che guida la 60° edizione del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, inaugurata lo scorso 22 aprile. 

Iniziativa di punta del Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, il Festival di quest’anno raccoglie quanto cominciato nella scorsa edizione e propone un viaggio alla scoperta dei tesori della nostra contemporaneità, come spiegato dal direttore artistico Pier Carlo Orizio:

Se quest’anno siamo qui a raccontare Brescia e Bergamo Capitale della Cultura lo dobbiamo anche al nostro Festival, perché siamo stati i primi a intuire l’importanza e il potenziale della collaborazione tra le due città.

Il 22 aprile abbiamo aperto il Festival con un “concerto speciale” a Brescia per Capitale Italiana della Cultura.
Abbiamo ospitato la Filarmonica della Scala con il maestro Riccardo Chailly, direttore principale. Insieme a loro il pianista Mao Fujita, vincitore del secondo premio al Concorso Tchaikovsky di Mosca.
Per noi è stata una serata molto importante che è stata poi replicata a Bergamo il 4 maggio al Teatro Donizetti, sempre sotto l’insegna di concerto speciale per Capitale Italiana della Cultura”.

Tanti appuntamenti a Brescia quest’anno tra arte, cultura e spettacolo per la nomina di Capitale Italiana della Cultura. C’è un filo rosso che collega il programma di quest’anno al Festival?

“Il programma di questa edizione si concentra attorno alla musica del secondo Novecento e si pone in continuità con quello dell’anno scorso, che invece era stato dedicato alla prima metà del XX secolo.

Abbiamo inaugurato la 60esima edizione con la nostra Filarmonica con un grandissimo solista, Mikhail Pletnev, il 28 e 29 aprile.

Il concerto seguente ha visto come protagonisti i Kiev Virtuosi, che abbiamo fortemente voluto per lanciare un messaggio di pace e convivenza tra culture diverse. L’orchestra ucraina ha accompagnatoinfatti due solisti russi: il pianista Boris Petrushansky e il violoncellista Dmitry Yablonsky. È stato un concerto molto intenso e significativo”.

Come mai la scelta di mettere al centro di queste due edizioni il tema del Novecento?

Il Novecento è solitamente legato a un’idea di musica difficile, d’avanguardia, per un pubblico molto ristretto. E quindi il nostro sforzo è stato spiegare al nostro pubblico che in realtà il Novecento è una miniera d’oro da indagare. Da qui è nata l’idea del titolo che abbiamo dato all’edizione di quest’anno, ovvero ‘L’Anti Avanguardia’”.

Il festival, già nel nome, si struttura come una finestra sul mondo per le due città, con uno sguardo ampio e dal respiro internazionale.

“Forse quest’anno ancora di più. Il Novecento è composto da mondi molto diversi tra loro, abbiamo cercato di dare una panoramica più ampia possibile, dalla Russia all’America, dall’Italia alla Francia. Un Festival assolutamente internazionale, soprattutto dal punto di vista della programmazione artistica e del repertorio eseguito. Senza dimenticare la presenza di alcuni dei maggiori solisti per pianoforte,  punto di forza della nostra manifestazione ”.

E in quest’anno così speciale per Bergamo e Brescia come stanno lavorando insieme le due città?

“Per noi non è l’eccezionalità quella di quest’anno, ma è un po’ la regola. Le due città di Bergamo e di Brescia hanno chiesto al Festival di fare un’edizione speciale, più ricca e più importante del solito. Per andare incontro ad un pubblico più ampio possibile abbiamo deciso di ampliare le location del festival, valorizzando alcuni luoghi importanti dal punto di vista storico e artistico. L’anima e lo spirito del Festival sono rimasti quelli che ci guidano dal 1964”.

E il pubblico come reagisce? Quale segnale arriva dalle comunità del territorio

“Ci siamo accorti di quanto questa musica, questo Festival, sia arrivato direttamente alla pancia del pubblico. Non tanto alla testa, ma al cuore delle persone. E questo ci ha fatto un enorme piacere perché, evidentemente, possiamo dire che esiste un repertorio che a Bergamo e Brescia, ma direi non solo, è stato eseguito pochissimo e che oggi si sta riscoprendo”.

Immagini di proprietà riservata del Festival Pianistico Internazionale di Bergamo e Brescia – Il maestro Pier Carlo Orizio
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