Fabiano Lioi, supportato dall’agenzia di web marketing Psicografici, lancerà l’11 novembre 2020 una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso per stampare e pubblicare il suo libro “O.I. L’arte in una frattura”.
Una campagna di crowdfunding per sostenere un progetto che, nella forma materiale di libro – catalogo d’arte – manuale d’istruzioni vuole far irrompere nella società un nuovo modo di vedere le patologie rare, sovvertendo i concetti stessi di “arte” e di “frattura”.
Classe 1977, Fabiano Lioi è musicista, attore e performer, ma non solo. Fabiano è affetto da Osteogenesi Imperfetta, la cosiddetta “malattia delle ossa di cristallo”: in sintesi, il suo scheletro è infinitamente più fragile di quello di buona parte della popolazione mondiale, condizione che lo ha portato a fratturarsi oltre trecento volte nella sua vita.
Con il suo ultimo progetto, Fabiano Lioi vuole raccontare questa patologia rara, ma da un punto di vista tutt’altro che scientifico. Con “O.I. L’arte in una frattura”, l’autore vuole dar voce a quanti vivono l’Osteogenesi Imperfetta quotidianamente, in prima persona o di riflesso, per dimostrare che sì, è possibile raccontare la disabilità senza pietismi.
Il libro è composto da 21 opere tutt’altro che usuali: si tratta infatti di lastre radiologiche dell’autore e delle sue fratture, sulle quali Fabiano Lioi ha lasciato le tracce di un suo passaggio artistico. Ciascuna opera è poi affiancata da riflessioni e testimonianze di amici, familiari e professionisti dell’ambito sanitario, che convivono e lottano ogni giorno con l’Osteogenesi Imperfetta.
La campagna di crowdfunding verrà lanciata su Produzioni dal Basso mercoledì 11 novembre 2020, per terminare lunedì 21 dicembre 2020: 40 giorni per raccogliere 30.000 euro, che verranno impiegati per pubblicare “O.I. L’arte in una frattura” e sostenere il Progetto Roma dell’AS.IT.O.I. (Associazione Italiana Osteogenesi Imperfetta).
Un progetto ribelle e ambizioso, come l’ideatore, per raggiungere un obiettivo condiviso: continuare a sostenere il concetto di arte inclusiva, il cui linguaggio universale può – e dovrebbe – poter raccontare tutti gli aspetti della vita umana. Anche quelli più deformi.
