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Microfonia

Tempo di lettura: 3 minuti

Un esperimento

Karlheinz Stockhausen acquistò, per il suo lavoro MOMENTE, un grande tam-tam (più comunemente noto, in modo inappropriato, come gong).

Il compositore, nel tempo libero, era solito sollecitare tale strumento – conservato nel giardino della propria casa – nei modi più diversi (ad esempio grattandolo con una chiave), posizionando allo stesso tempo l’orecchio molto vicino al tam-tam.

Stockhausen, decise di chiedere a un tecnico col quale collaborava (Jaap Spek) di recarsi presso la propria abitazione con un filtro passa-banda e un potenziometro.

Il filtro passa-banda è un dispositivo che controlla i limiti inferiori e superiori dell’ambito di frequenze, mentre il potenziometro sarebbe stato usato per regolare il livello del microfono.

L’idea dell’esperimento era quella di avere Stockhausen in giardino con un microfono – intento a sollecitare nei modi più disparati il tam-tam con modalità differenti di ripresa microfonica -, e il tecnico, in casa, ad agire sui dispositivi – potenziometro di livello e filtro passa-banda – senza poter sentire quale fosse l’esito della ripresa.

Il tutto sarebbe stato riversato su un registratore a nastro magnetico.

L’esperimento produsse una registrazione di circa 20 minuti, e in seguito ad un riascolto, Stockhausen fu motivato a comporre un importante lavoro per live electronic music: MIKROPHONIE I.

Il titolo, nell’intenzione del Maestro, implica che il microfono sia “suonato” come uno strumento musicale,mentre il “phonie”, sarebbe riconducibile al “fonia” di sinfonia.

Una nuova forma di polifonia

La composizione prevede due gruppi di tre musicisti ciascuno.

In un gruppo, un musicista ”eccita” il tam-tam per produrre suoni particolari; il secondo esecutore “suona” il microfono: segue movimenti del microfono stesso prescritti in partitura; il terzo musicista, infine, opera in platea sul filtro passa-banda e con il potenziometro.

L’output viene proiettato tramite quattro diffusori acustici, uno per ciascun angolo della stanza.

Si hanno quindi tre musicisti per gruppo che lavorano sullo stesso suono, e ogni suono individua una sovrapposizione di differenti ritmi e curve dinamiche, determinando una polifonia interiore.

Raramente, infatti, in MIKROPHONIE I, i musicisti lavorano “in parallelo”; allo stesso tempo, è impossibile prevedere con esattezza quale sarà il risultato finale, poiché non si può sapere cosa l’interferenza dell’operare dei tre strumentisti per gruppo determinerà finché, appunto, non lo si sente.

Descrivere suoni non familiari

Il compositore si è ovviamente posto il problema, di come descrivere i suoni non familiari che sono frutto di tali procedure e processamenti, alla luce dell’esperimento condotto nel giardino di casa sua.

Stockhausen, originariamente, si era proposto di descrivere le azioni in partitura, ovverosia descrivere i materiali e le istruzioni da eseguire.

Ovviamente, la partitura diventò rapidamente estremamente complessa e in conseguenza di ciò, il Maestro optò per la creazione di una scala di 36 gradi, atta a delineare progressivamente i suoni, dai più scuri a quelli più chiari mediante l’uso di parole, spesso onomatopeiche.

Il fatto di imporsi di creare una scala, implica il dover porre ordine nella descrizione di eventi sonori: una necessità particolarmente pressante soprattutto considerando, come Stockhausen osservava, che vi è una grave carenza linguistica nella descrizione dei suoni, a differenza, per esempio, di ciò che concerne l’ambito visivo.

I termini scelti per tale scala, lasciano comunque libera interpretazione con riferimento a come ottenere i suoni stessi, cioè secondo quali modalità e con quali materiali ottenerli.

Stockhausen ha pubblicato una partitura di realizzazione che funga da “esempio”, come “misura di sicurezza”, di fronte a un campo che di per sé rischierebbe di essere troppo aperto.

Uno strumento con una storia di oltre tremila anni, con strumenti e metodologie nuove, viene fondamentalmente auscultato come un medico farebbe tramite uno stetoscopio sul corpo umano e Stockhausen aveva ben presenti le potenziali implicazioni per il futuro di un tale tipo di lavoro e ricerca.

Scritto da

Autore, docente, sound designer e ingegnere del suono, si occupa professionalmente di disegno sonoro per il teatro d’Opera.

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