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AREASUD: RETE MEDITERRANEA CON VISTA SUL MONDO

Tempo di lettura: 6 minuti

AreaSud è una rete che cerca di sviluppare le esperienze dei soci in ambito culturale. Uno sguardo sempre rivolto ai territori ed alla ricerca musicale in ambito mediterraneo. Notizie di Spettacolo ha incontrato il suo presidente, Maurizio Cuzzocrea.

Com’è nata la rete Area Sud e come si è sviluppata nel tempo?

AreaSud è nata spontaneamente nel 2006, quando delle associazioni culturali catanesi, per mettere a frutto l’esperienza pluriennale, hanno creato una rete più strutturata per calendarizzare le attività e realizzare una moltitudine di iniziative legate al mondo della cultura tradizionale. Grazie al supporto delle associazioni culturali “Darshan” e “Il Tamburo di Aci”, operiamo sia nel settore artistico degli spettacoli, sia nel settore della valorizzazione del patrimonio culturale legato agli usi e ai costumi tradizionali siciliani. I festival che compongono la nostra rete sono improntati principalmente sulla musica e una delle caratteristiche più interessanti è la varietà di generi che propongono: nei festival di Area Sud troviamo per esempio Classica & Dintorni,il fiore all’occhiello dell’attività dell’associazione Darshan; Meltin’folk,un riferimento per il folk e la musica popolare della Sicilia orientale; Ibla Folk una giovane rassegna di folk e world a Ragusa Ibla che integra le musiche tradizionali con quelle provenienti da altri paesi; ZampognArea,un festival-mostra dove vengono messe in risalto zampogne, cornamuse e altri strumenti della tradizione; Out of Africa, un festival di cultura africana che si svolge a Catania diretto dal musicista senegalese Jali Diabate, e che vuolerappresentare una risposta delle arti ai fenomeni migratori che interessano in particolare la Sicilia.

Ibla Folk

Dopo oltre dieci anni di coordinamento abbiamo trovato in Italia Festival uno sbocco naturale per accompagnare la crescita dei nostri eventi e metterli in relazione con spettacoli più grandi. Inoltre, un’associazione nazionale è necessaria per far capire che sul territorio siciliano c’è movimento e voglia di fare, uno degli obiettivi dei nostri piccoli festival.

I festival di AreaSud in che misura contribuiscono alla valorizzazione del territorio siciliano?

Noi siamo attivi principalmente a Catania, da sempre città propensa alla cultura e con vicino uno dei Patrimoni dell’UNESCO più apprezzati, ossia l’Etna. Area Sud come rete ha una duplice funzione per il territorio, noi operiamo infatti nella valorizzazione dei beni architettonici e storici: il festival Classica&Dintorni è realizzato a Castello Ursino, una delle residenze di Federico II di Svevia e dal 1934 sede del Museo civico di Catania;inoltre abbiamo progettato, in piena pandemia, un festival chiamato “Il duca e il ciclope” che ha luogo nel Castello di Nelson. Area Sud ha però anche un forte impegno nella valorizzazione delle musiche di tradizione orale, sia dal punto di vista dell’esecuzione sia per quanto riguarda la mostra degli strumenti tipici del folclore ma ancora in uso in diversi posti. Il nostro è un lavoro sul patrimonio materiale e immateriale, usanze del passato rese contemporanee, così come lo è il nostro impegno. Inoltre, attraverso le nostre iniziative riusciamo a mettere in relazione tradizioni siciliane con quelle internazionali. Durante l’AlkantaraFest, evento supportato dalle aziende agrituristiche del territorio,ospitiamo gruppi musicali folkloristici europei ed esteuropei ma è anche capitato che invitassimo musicisti provenienti da Cile e Brasile.

Out of Africa

I festival della rete AreaSud puntano a far riscoprire le tradizioni culturali siciliane, come riuscite ad attrarre anche il pubblico del futuro?

Noi puntiamo molto al pubblico giovane e giovanissimo. Con ZampognArea abbiamo messo in atto una serie di lezioni guidate per i giovani delle scuole da elementari a superiori. Facciamo vedere ai ragazzi gli strumenti, la loro storia, i loro suoni e mostriamo il processo di costruzione da una canna a una zampogna. L’edizione di ZampognArea del 2019 ha visto la nascita di laboratori di liuteria creativa: bambini dai 5 ai 10 anni hanno costruito oggetti giocattolo ma da suono all’interno degli spazi del festival. Con un approccio semplificato i bambini costruivano zampogne, tamburelli e flauti. Se seminiamo un percorso di conoscenza per bambini e ragazzi, così da far capire loro la bellezza dei festival e delle tradizioni, loro apprendono in fretta e si appassionano a queste iniziative.

Cosa significa oggigiorno investire nei festival e nella cultura, soprattutto in una regione come la Sicilia? L’amministrazione pubblica vi viene in aiuto?

Investire nella cultura è una delle poche scelte che abbiamo nel culturalmente ricchissimo meridione italiano. La cosa più rilevante per la rete Area Sud, e in questo Italia Festival è fondamentale, è dimostrare che una forma di turismo legata ai festival è importante. Questi tipi di eventi producono effetti positivi sul territorio, creando pubblico affezionato che, come è già successo, torna in Sicilia per visitarli. C’è però la necessità per i festival di evolversi, non si possono fermare e non possono ragionare coi termini usati fino al 2019, prima della pandemia. C’è bisogno di attualizzare questi luoghi dai piccoli numeri ma dal grande rapporto umano, possibilmente con una programmazione a lungo periodo.

È poi necessario capire che i festival sono uno strumento di economia culturale e durante questo anno di chiusura abbiamo visto che la perdita economica legata alla loro mancanza, enorme per il Sud Italia, non può essere sostituita da niente. Fortunatamente Area Sud è in ottimi rapporti con l’amministrazione pubblica catanese e siciliana e per alcuni progetti abbiamo ricevuto finanziamenti anche da Creative Europe. Da parte nostra cerchiamo di non abusare dei soldi dell’amministrazione pubblica, per questo stiamo cercando di creare personale nuovo che sia attento a ritrovare eventuali fonti di finanziamento esterne per i nostri festival. Al momento è complicato ma un lavoro di qualità alla fine paga, bisogna farlo capire agli investitori.

Zampognarea

Qual è stato il ruolo dei festival nel rilancio dello spettacolo dal vivo dopo il primo lockdown?

Nell’estate 2020 abbiamo avuto la fortuna di proporre tante attività, come il nuovo festival “il duca e il ciclope”. Abbiamo lavorato limitati dalle restrizioni ma siamo stati capaci di determinare programmazione intensa ed è capitato che diversi spettacoli proposti facessero il pienone. Il pubblico aveva esigenza di spettacolo dal vivo, noi abbiamo investito molto per darglielo e c’è stata intensa partecipazione umana, inoltre con la giusta attenzione i contagi sono stati inesistenti. Questo dimostra che si può fare spettacolo dal vivo in sicurezza.

Se lo spettacolo è solo streaming si perde il contatto col pubblico, ovviamente le aziende grandi non potranno fare a meno di contenuti streaming di supporto, ma il cuore resterà sempre lo spettacolo dal vivo. AGIS e Italia Festival hanno insistito molto per una riapertura in sicurezza e hanno ragione perché è necessario che riparta tutto il nostro mondo. I ragazzi che studiano in conservatorio o i giovani attori non possono vivere le esperienze di spettacolo dal vivo da oltre un anno, e questa è una mancanza che si porteranno dietro per molto tempo visto che il digitale non risolve questa necessità.

Fermo restando che non è una gara tra le categorie, ma secondo me il personale che lavora nei luoghi di spettacolo deve essere vaccinato al più presto per poter tornare a svolgere il suo lavoro in sicurezza. Un lavoro fondamentale per il nostro paese che vive di cultura.

Il 26 marzo è stato siglato un accordo tra AGIS e Facebook sul tema dei sistemi utili coi quali le nuove tecnologie e il mondo digitale possono dare supporto per la ripresa e l’evoluzione del mondo dello spettacolo italiano. Lei pensa che il digitale possa aiutare lo spettacolo dal vivo?

In questo anno abbiamo visto molto spettacolo in streaming. Io personalmente, parlando da musicista, non posso dire di aver vissuto un’esperienza particolarmente positiva. Il pubblico dal vivo è insostituibile, la sua mancanza influisce completamente sugli artisti. Non è però d’altro canto giusto che, una volta finita la situazione pandemica, si elimini lo streaming totalmente, specie per chi vive nelle periferie o per le persone anziane o con disabilità che non possono recarsi nei luoghi dello spettacolo dal vivo. Lo streaming allarga la partecipazione agli eventi e questo è interessante, ma non può e non potrà mai essere sostitutivo degli stessi. Ci sarà una contaminazione tra digitale e spettacolo dal vivo che non deve però portare a impigrire il pubblico, la multidisciplinarità è una delle caratteristiche più importanti per il nostro settore ma non bisogna dimenticare il cuore del nostro lavoro.

Avete dei progetti in serbo per il futuro quando sarà finita la pandemia?

La dimensione internazionale ci affascina di più al momento, una dimensione europea e mediterranea sarà il nostro stimolo per produzioni nuove, in questo Catania, essendo multietnica e con una grande storia di contaminazioni di altre culture offre tante idee. Anticipo un progetto dedicato alla figura del compositore Antonio Scontrino per il centenario della morte, nel 2022. C’è in atto un grande lavoro di squadra con altri direttori artistici e la rete che abbiamo costruito aspira a diventare un modello per tante altre piccole realtà. Così facendo si avrà un effetto moltiplicatore non solo economico ma anche di fare rete e offrire un modello positivo per superare le difficoltà dello sviluppo economico del sud.

Scritto da

Pisano di nascita e romano d'adozione. Da diversi anni ho sviluppato una grande passione per i film, il cinema e tutto ciò che si lega a esso, dalle origini con Méliès, all'Espressionismo tedesco, fino alla contemporaneità.

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