È di questi giorni la notizia della messa in vendita del Teatro Eliseo.
L’annuncio è apparso infatti il 13 gennaio sulla pagina della Engel&Völkers, agenzia immobiliare specializzata nel ramo degli immobili di lusso.
Al di là della facile indignazione destata dalla vendita di un bene che si vorrebbe di inestimabile valore storico e culturale (che è stato invece stimato: 24 milioni di euro), la vicenda merita sicuramente una riflessione più profonda.
Una vicenda stra-ordinaria
Com’è noto, il Teatro Eliseo, pur essendo una struttura privata, è riconosciuto come Teatro di rilevante interesse culturale, e beneficia – pertanto – di contributi pubblici. È altrettanto noto che il proprietario della struttura, nonché direttore artistico del Teatro, sia l’attore ed ex esponente politico Luca Barbareschi, il quale lo acquistò nel 2018.
L’anno precedente, l’Eliseo era stato oggetto di un’importante e straordinaria assegnazione statale, pari a 8 milioni di euro complessivi (4 milioni di euro per il 2017 e 4 milioni di euro per il 2018) per “spese ordinarie e straordinarie, al fine di garantire la continuità della sua attività in occasione del centenario della sua fondazione”. Il contributo, extra Fus, venne approvato grazie a una mozione condivisa da destra a sinistra dell’arco parlamentare e fu istituito direttamente dalla legge (art.22 comma 8 del D.L. n.50 del 24 aprile 2017, convertito con modificazioni dalla I. n. 96 del 21 giugno 2017) e al di fuori, dunque, della disciplina e del procedimento ordinario previsto per l’assegnazione di fondi statali a sostegno degli enti teatrali.
L’eccezionalità dell’intervento statale, per mezzo di una legge-provvedimento, non mancò di suscitare polemiche e strascichi legali, dal momento che l’erogazione straordinaria a beneficio dell’Eliseo, in mancanza di progettualità o valutazione comparativa, fu da alcuni intesa come “privilegio di uno a discapito di molti”.
Bilanci
A pochissimi anni di distanza dai fatti è lecito chiedersi, consapevoli di ciò che è successo, se la scelta politica compiuta a favore dell’Eliseo non sia stata quantomeno avventata.
Cosa resta di un investimento statale di 8 milioni di euro, risalente a una manciata di anni fa? Certo, si trattava di un’epoca pre-Covid, in un contesto in cui era impossibile prevedere l’insorgenza di una pandemia globale. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei Teatri ha resistito, anche senza interventi extra-Fus.
Ad oggi, l’Eliseo è una struttura privata, descritta nei termini di “60 locali, 25 bagni, 5.000 metri quadrati di superficie, 721 posti di platea”, in vendita a 24 milioni di euro.
Barbareschi ha dichiarato di voler mantenere, anche dopo la vendita, la direzione artistica dell’Eliseo. Certo, a fronte di un investimento milionario per una struttura vincolata alla destinazione d’uso, se vi fosse un ulteriore vincolo di vendita rispetto al ruolo da riservare a Barbareschi, gli acquirenti dovrebbero avere, oltre a disponibilità economica e fiducia nel teatro, anche una grande considerazione delle capacità di gestione artistica del precedente proprietario.
Molte voci si sono levate per chiedere un’acquisizione pubblica dell’Eliseo. Il valore culturale e storico del Teatro non è posto in discussione: ma lo Stato potrebbe ragionevolmente acquisire per 24 milioni di euro una struttura la cui valutazione è anche in parte frutto di una ristrutturazione effettuata grazie a 8 milioni di fondi pubblici?
Chi vivrà, vedrà.