Ethan Hawke non è certo l’attore che sta sulla bocca di tutti, e mai lo è stato. Forse perché non ha mai vestito i panni da protagonista di un grande blockbuster come Robert Downey Jr., Christian Bale o Johnny Depp; oppure perché non ha mai lavorato in pianta stabile con uno dei registi di punta degli ultimi vent’anni come il tandem Scorsese-Di Caprio o Tarantino-S.L. Jackson.
Eppure Hawke, che ieri ha compiuto 49 anni, ha sempre fornito prove più che soddisfacenti sul grande schermo. Capace di spaziare tra le vesti più disparate, con un’ottima ricerca della performance che calzasse appieno nella pellicola. La romantica e incredibile trilogia di Richard Linklater (Before Sunrise, Before Sunset, Before Midnight) mette in mostra l’evoluzione da ragazzo spavaldo a uomo maturo, confermata anche dalla decennale produzione di Boyhood. In Training Day divide lo schermo con il cinico Denzel Washington, vestendo i panni dello sbirro novellino in un mondo palesemente più grande e selvaggio di lui. In Gattaca è serio e risoluto pronto a seguire il sogno della sua vita spalleggiato dall’eterna (ed ex-moglie) Uma Thurman. Una serie di prestazioni eterogenee che costringe l’attore in un continuo cambio di vesti nel corso della carriera, presentandosi ogni volta in maniera differente. Risultando comunque sempre efficace.
Nonostante le ben 4 nomination agli Oscar non gode però di quella fama caratteristica dei colleghi di cui sopra. È uno di quegli attori capaci e camaleontici che però spesso passano in sordina, non possiede un nome che riecheggia nella testa delle persone. Una spiegazione la si può trovare nel fatto che ha sempre visto la recitazione non come sua unica vocazione; ha più volte rifiutato parti, anche di rilievo, per studiare, laurearsi, scrivere libri o sceneggiature. Per lui il cinema non è (solo) un lavoro, ma passione pura. Più volte ha storto il naso guardando pellicole con budget faraonici e questo ha portato ad una svalutazione del prodotto finale, per questo è sempre in prima linea nella promozione di festival in modo da valorizzare anche le piccole produzioni a volte più valide dei blockbuster. E, probabilmente, mai come in questo periodo così incerto questo suo sguardo d’amore e passione infonde energia e forza a quegli eventi che rischiano piano piano di scomparire; la combo budget centellinato-streaming on demand sta piegando sempre più le piccole produzioni ed eventi facendo rimanere a galla solo i colossi dell’ultimo millennio, portando ad un impoverimento del Cinema; diventato più business che arte.
Rinnoviamo gli auguri ad un grande attore e uomo, portavoce di quella tipologia di spettacolo che sta svanendo piano piano. Nella speranza che molti altri suoi colleghi si uniscano alla causa e aiutino il Cinema in questo zoppicante periodo.