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FND/Aterballetto - MicroDanze - Foto di Valeria Isaeva

Danza, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

“Italia Danza”: quando lo spettacolo incontra la diplomazia culturale

Tempo di lettura: 3 minuti

Il CCN/Aterballetto si fa promotore della diplomazia culturale pubblica in Italia nel mondo. Dopo aver preso parte ad ottobre agli Stati Generali della diplomazia culturale, il Centro Coreografico Nazionale ha presentato “Italia Danza: un progetto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di Aterballetto realizzato attraverso la Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale, che si svolgerà dal 28 novembre al 12 dicembre in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura (IIC), con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e della Città di Reggio Emilia.

Il nuovo piano di promozione del soft power e della politica culturale italiana all’estero, che porterà il repertorio delle “MicroDanze” (brevi creazioni per spazi circoscritti, firmate da coreografi italiani e internazionali) negli Istituti Italiani di Cultura di Praga, Bruxelles, Zagreb, Stoccolma, Londra e Dakar.

Un modello coprogettuale che unisce gli sforzi della DGDP – Direzione Generale della Diplomazia Pubblica Culturale della Farnesina a quella di Aterballetto e degli IIC: una triangolazione nata con lo scopo di promuovere un’identità italiana della diplomazia pubblica culturale nel mondo, attraverso il linguaggio universale della danza.

Il programma – quest’anno alla sua prima edizione – si iscrive all’interno di un piano più grande di progettualità triennale per gli anni 2025-27 del Centro Coreografico Nazionale. Sull’impatto e sul ruolo di questo ambizioso lavoro ce ne ha parlato Gigi Cristoforetti, Direttore generale e artistico di CCN/Aterballetto:

Cosa significa parlare di danza e di spettacolo come forme di diplomazia culturale?

«Per prima cosa possiamo dire che la danza è per sua natura un linguaggio sovranazionale, che non incontra difficoltà passando dal pubblico di Dakar a quello di Stoccolma. In secondo luogo, stiamo parlando di una disciplina profondamente contemporanea, che esprime perfettamente quella centralità del corpo nella comunicazione, tipica dei nostri tempi. È dunque a disposizione, come strumento privilegiato, di quella che definiamo diplomazia culturale. Che -in estrema sintesi- si occupa dell’immagine che vogliamo dare della nostra cultura, e di come trovare spunti per far nascere relazioni e scambi. Siamo perciò davvero orgogliosi che nella straordinaria ricchezza del patrimonio italiano da mostrare all’estero, storico e attuale, anche la danza possa trovare uno spazio importante, accanto all’arte, al cinema, alla musica, al teatro…»

Quali sono i prossimi obiettivi di Aterballetto in quest’ambito?

«Credo che un tema molto importante per il prossimo futuro sia quello della legge per il nuovo Codice dello Spettacolo, e in particolare sul tema delle “missioni e delle funzioni”. Queste due dimensioni sono le chiavi non solo per attribuire in modo migliore dei finanziamenti pubblici al settore dello spettacolo, ma anche per poter valutare le realtà culturali che se ne occupano. Credo che una delle missioni importanti che può avere quello che oggi è riconosciuto dall’AGIS, come struttura apicale per il settore dello spettacolo, è proprio quello di essere un volano, uno strumento per mettere dei know-how a disposizione dell’intero comparto. Nel progetto triennale 2025-27 Aterballetto metterà al centro dell’attenzione come noi possiamo essere un modello di azioni internazionale e virtuose per il nostro settore. Il momento decisivo sarà vedere come il codice dello spettacolo recupererà il tema delle funzioni e delle missioni».

Sul ruolo della Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale della Farnesina è intervenuto anche Filippo La Rosa, Direttore Centrale per la promozione della cultura e della lingua italiana, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale:

«La diplomazia culturale è un elemento centrale della nostra diplomazia. Con la nuova Direzione, nata ormai quasi due anni fa, quello che abbiamo voluto fare è dare maggiore visibilità ad azioni, che venivano già svolte, con un’ottica fondamentale, che è quella del sistema paese. L’obiettivo è che gli Istituti Italiani di Cultura acquisiscano una nuova dinamica operativa e che guardino a nuovi pubblici, sempre “più italofoni e più italofoli”. Questo progetto si inserisce in questo contesto.
La danza è un linguaggio universale, facilmente comprensibile, e che permette soluzioni, come quelle prospettate da Aterballetto, di inserirsi in contesti che noi volevamo evidenziare, che sono le strutture degli IIC, laddove queste strutture hanno la capacità di accogliere il pubblico. Quindi abbiamo creato insieme questo progetto che ci consente di spingere l’acceleratore sulla diplomazia culturale, con la consapevolezza che oggi l’economia di questo settore è un elemento importante del nostro PIL, tocca una quantità di soggetti considerevoli e verso i quali cerchiamo di offrire nuovi palcoscenici e nuove opportunità
».

Quali sono le opportunità e i punti di forza che l’Italia può offrire all’estero?

«La diplomazia culturale serve a consolidare il proprio soft power, la considerazione che gli altri hanno di noi. L’Italia ha un’identità molto forte ed è un grande elemento di partenza. È chiaro però che questo capitale che abbiamo va mantenuto, va salvaguardato e va incrementato. Accanto alla nostra proposta stiamo cercando di accentuare anche un progetto che ci consenta di trovare un equilibrio tra classico e contemporaneo e che faccia percepire fuori dai nostri confini l’ampiezza della nostra proposta culturale. Tutto questo va a beneficio del paese, delle nostre aziende e della nostra politica estera».

MicroDanze all’Athens Acropolis Museum – Foto di Valeria Isaeva da CCN/Aterballetto
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