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DALL’ESIGENZA DI RIUNIRE E RAPPRESENTARE UN SETTORE NASCE FISP

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E’ stata costituita l’11 febbraio scorso da undici realtà dello spettacolo popolare italiano, ma nel frattempo le adesioni sono quasi raddoppiate. Intorno alla FISP, la Federazione italiana dello spettacolo popolare, c’è grande movimento e interesse. La ragione di tale fermento è presto spiegata: era davvero marcata ed estesa l’esigenza di riunire e dotare di una rappresentanza il settore che esprime le valenze artistiche più libere e spontanee, radicate in una storia antica e in una identità fatta di tradizioni vive, quella sorta di Dna culturale che è un tutt’uno con i valori fondamentali, creativi, socializzanti, solidaristici e di partecipazione diffusi nel popolo italiano.

La Federazione aderisce all’Agis (ed ha anche sede nella stessa location di via del Gesù a Roma) e «costituisce, unitamente al comparto Cinema e a Federvivo, la struttura portante dell’Associazione generale italiana dello spettacolo», come ha subito tenuto a sottolineare il presidente Antonio Buccioni.

Per fare un punto sull’arcipelago dello spettacolo popolare, bisogna partire dal gruppo iniziale dei fondatori che si sono ritrovati nello studio notarile Gallori di Roma: Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome, Associazione Nazionale Arti Performative, Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti, Ente Nazionale Circhi, Associazione dei Teatri di Figura, Fondazione Nazionale Carlo Collodi, Federazione Italiana Tradizioni Popolari, Servizi Apparecchi per Pubbliche Attrazioni Ricreative, Cantastorie Online, Sindacato Addestratori Allevatori Detentori Animali Esotici e Museo delle Cere di Roma.

Va poi chiarito che per disposizione recepita anche dal notaio in sede di costituzione, è stato subito formalizzato che gli organismi che avessero inoltrano domanda di ammissione entro 90 giorni dalla data dell’11 febbraio 2021, sarebbero stati a tutti gli effetti classificati quali soci fondatori della Federazione.

Al gruppo si sono aggiunti l’Associazione Madonnari Rodomonte Gonzaga, il Museo storico della giostra e dello spettacolo popolare di Bergantino, l’Associazione Nazionale Musica Meccanica, l’Ente Nazionale Arti e Tradizioni Popolari, l’Accademia d’Arte Circense di Verona, il Comitato Bacanal del Gnoco, l’Associazione Culturale Carnevale Romano – Accademia del Teatro Equestre, l’Atelier delle Figure, l’Associazione per l’Assistenza allo Spettacolo Viaggiante e ai Circhi Equestri (ovvero l’Ente gestore della Casa di Riposo per Anziani del Circo e dello Spettacolo Viaggiante di Scandicci), l’Associazione Nazionale Sviluppo Arti Circensi (che a Verona dà vita al Centro educativo di documentazione alle arti circensi di Verona), il Club Amici del Circo, Federfauna, la Nuova Associazione Vetturini di Roma, l’Associazione Giocolandia Nazionale, Fedea (Federazione Europea Detentori Animali Esotici e Domestici) e il Comitato Promotore Anav (Associazione Nazionale Imprese di Avanspettacolo, Rivista e Varietà). L’ultimo ingresso è la prestigiosa Fondazione del Carnevale di Viareggio.

Ognuna di queste sigle esprime un micro o macrocosmo di esperienza, eventi, diversi dei quali di enorme portata e diffusione, e un pullulare di iniziative a carattere locale e nazionale. Nell’insieme associa decine di migliaia di persone.

L’organismo direttivo della Federazione italiana dello spettacolo popolare è composto dal presidente Antonio Buccioni, dal vicepresidente vicario Giampalo Lazzeri, dai vicepresidenti Piero Corbella, Ferdinando Uga e Salvatore Bonventre e da otto componenti il consiglio direttivo:

 Alessio Michelotti, Alberto Vassallo, Pier Francesco Bernacchi, Fernando Canini, Teresa Bianchi, Domenico Distante, Emilio Gennazzini e Gaetano Montico.

Presto la FISP avrà anche una sua presenza sul web e sui social. Comincia un’avventura davvero interessante e nuova, destinata a riservare parecchie sorprese. Ed è significativo che spunti nel bel mezzo di una pandemia che sta lasciando parecchie rovine anche e soprattutto nel mondo dello spettacolo. La storia italiana insegna che la ricostruzione è sempre partita dalla base. Lo spettacolo popolare decide di rimboccarsi le maniche in questa fase difficile e per certi versi drammatica, nella consapevolezza che dalle proprie tradizioni più autentiche che affondano le loro radici nella strada, nella piazza, nella pista e nella sala, può sgorgare linfa nuova per tutto il Paese.

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