Segnali di normalità provenienti anche da Kiev
Poco dopo l’invasione russa, a fine febbraio hanno chiuso gli spazi culturali del Paese.
Negli ultimi giorni la linea del fronte in Ucraina si è spostata verso est, anche se il pericolo non è passato.
Le sirene suonano più sporadicamente e Kiev sembrerebbe essere tornata a respirare. I suoi polmoni? I cinema e i teatri della città che hanno riaperto i battenti alla fine di maggio.
Il Teatro Podil ha riaccolto il pubblico, facendo il tutto esaurito per le sue prime tre rappresentazioni. Il Podil oggi è il primo e unico progetto completato di un teatro moderno dell’Ucraina indipendente. La sala è stata progettata per 253 spettatori, nell’ottobre 2017 il teatro è stato inaugurato, completando un’epopea di 25 anni di ricostruzione della capitale. Nella seconda metà del ’22 riapre il sipario dome “qualche mese di guerra”.
Inizialmente gli artisti hanno esitato a tornare sul palcoscenico, il grande afflusso di persone ha prodotto il tutto esaurito per i primi tre spettacoli e gli attori si sono ricreduti convincendosi della necessità di produrre cultura anche durante il conflitto.

Il Kinotheatr Zhovten è una sala storica di Kiev, forse il cinema più antico con le sue boiserie di legno, le poltroncine di velluto rosso, l’ingresso vagamente art déco sulla Kostiantynivska.
Poche settimane fa è stato tra i primi cinema della capitale ucraina a riaprire. I film s’interrompono in caso di allarme antiaereo e gli spettatori devono abbandonare la sala in ordine per raggiungere il rifugio più vicino. Sacrifici ben accolti dagli spettatori che sanno facendo registrare il sold out.
“Le ombre degli avi dimenticati” di Serghej Paradjanov è stato il primo film a essere proiettato per volere della direttrice Iulia Antipova.
“Abbiamo riaperto per rilanciare la vita economica, certo, ma soprattutto per il benessere psicologico dei nostri concittadini”.
Gli psicologi dicono che questa forma di decompressione mentale che offre il cinema, la possibilità di rifugiarsi in un’altra realtà, sono importantissimi”.
Iulia Antipova, direttrice del cinema
I gestori dei cinema ucraini hanno scelto cartelloni con film della tradizione ucraina, pellicole degli anni ’60 e ’70, racconti spesso fantastici, a volte di orrore.

Kino42 è un cinema da camera con 42 posti in un edificio storico di Podil, un rifugio per film e spettatori dei cinema chiusi di Kiev. Per chi ama andare al cinema e non ama andare nei centri commerciali.
Immagina un cinema dove vieni in attesa delle vacanze.
Dove incontri un amico per caso e discuti del film, perché è un’ottima base per la conversazione.
Dove i film vengono riprodotti in lingua originale.
Dove ci si preoccupa dell’esperienza di visione del film e le luci si accendono solo dopo i titoli di coda.
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Slogan del Kino42
Al Kino42 gli spettatori non hanno nemmeno bisogno di alzarsi quando vengono azionate le sirene antiaerei, la sala è sotterranea, il cinema funziona anche da rifugio.
Il pubblico non cerca divertimento nelle sale, vuole ritrovarsi lo fa celebrando il proprio Paese, la sua lingua e la sua storia, anche qui in cartellone solo classici ucraini.
“Si tratta di film spesso girati con grande difficoltà, contro il potere, e oggi ci permettono di avere uno sguardo diverso sulla realtà che viviamo.
Sono storie che ci dicono quanto sia incredibile l’immaginario dell’Ucraina.
È una storia che si ripete nel paese: a ogni cataclisma sociale o politico, gli ucraini sono chiamati a ridefinire la loro identità.
È successo anche durante la rivoluzione di Maidan”, oggi, di nuovo, abbiamo bisogno di ripensare la nostra identità attraverso l’arte”.
Stanislav Bytyutskyi, critico cinematografico

